Più della metà del fatturato export la facciamo in Europa, un terzo in America, le briciole vanno in Asia, con Cina e Hong Kong ancora inchiodate al 2%. Mentre gli altri viaggiano a velocità più che doppie
Rispetto a quanto avevamo detto nel corso della presentazione dell’Osservatorio del vino di Unione Italiana Vini, ben poco è cambiato nel corso del 2012 sul fronte del nostro export. Il nostro portafoglio clienti continua a essere fatto di due grandi macroaree: da una parte l’Europa, tra Ue ed extra Ue, conta per il 63% circa del nostro bilancio, per un totale di quasi 3 miliardi di euro. Tra Ue ed extra Ue si posiziona l’America, con un aggregato continentale di 1,3 miliardi di euro (+7% rispetto al 2011), di cui il grosso ovviamente sono Usa e Canada, che insieme contano per circa un terzo del valore export Italia.
Il resto, come si può vedere dal grafico sotto, sono davvero briciole, seppure di dimensioni sempre più grandicelle. L’Asia, che nel complesso vale 325 milioni di export (+21%), conta per il 7%. Ma scomponendo il dato, solo il 2% se ne va in quello che dovrebbe essere l’eldorado dei prossimi anni, ovvero Cina e Hong Kong, mentre il resto (un 5% scarso) prende la via di mercati più consolidati, come Giappone e Corea del Sud.
Poca roba insomma, specie se confrontata con le performance di altri Paesi, Australia su tutti, che ormai in Asia fa il 28% del totale export, ma anche Stati Uniti (37%), Cile (19%) e – restando in Europa, la Francia, sopra il 20%. L’analisi dell’export italiano e di quello dei competitor del Nuovo mondo sarà l’oggetto dei due numeri speciali che il Corriere Vinicolo porterà a Vinitaly.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat. Le tabelle e i dati completi disponibili nella sezione Statistiche del portale.
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