Nonostante una produzione in vorticosa crescita, l'export dei vini "gialli" è ancora un fenomeno limitato: poco meno di 2 milioni di litri, per un valore di 5 milioni di dollari. Tra le destinazioni top, Hong Kong, Francia, Belgio e Australia
Poco meno di 2 milioni di litri, di cui la metà destinati a Hong Kong, per un valore di 5 milioni di dollari, rimasto pressoché stabile nel corso degli ultimi cinque anni. Sono questi i numeri dell’export cinese di vino in bottiglia, che attestano come l’orizzonte dei grandi gruppi locali sia ancora fortemente limitato all’interno del Paese, nonostante i numeri del vigneto indichino una crescita in ettari e in potenziale che aveva più di una volta sollevato il dubbio se prima o poi l’assalto al mondo si sarebbe attuato.
Ma per ora, italiani, francesi e compagnia possono dormire sonni relativamente tranquilli, considerato che il grosso dell’export rimane confinato tra Hong Kong e Macao, quindi in casa, che assieme assorbono la metà esatta di quel milione e ottocentomila litri che prendono la destinazione estero, per un valore (sempre cumulato) di circa 1,7 milioni di dollari.
Tra i principali acquirenti esteri nel vero senso della parola c’è in cima la Francia, con mezzo milione di dollari, seguita da Belgio e Australia con circa 400 mila dollari di importato. Un altro mezzo milione di dollari, Cofco, Chnagyu e compagni lo fanno in Myanmar e Olanda, mentre gli Usa, Regno Unito e Germania sono ancora mercati abbastanza limitati, avendo comprato vino “giallo” per 100.000 dollari circa ciascuno.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane cinesi
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