L’anticipo delle vendemmie è la più evidente conseguenza del riscaldamento globale tra quelle tracciate nelle mappe del nuovo volume di Hugh Johnson e Jancis Robinson in uscita a ottobre
Annunciata già all’inizio dell’anno 2019, l’ottava edizione del World Atlas of Wine è stata presentata a Londra martedì 24 ottobre e sarà ufficialmente disponibile nelle librerie a partire dal prossimo 3 ottobre.
L’opera di Hugh Johnson e Jancis Robinson è considerata ormai un classico nel panorama della pubblicistica vitivinicola internazionale; viene pubblicata fin dal 1971 per i tipi dell’editore Mitchell Beazley, oggi parte del gruppo editoriale Octopus.
La nuova edizione conta ben 416 pagine ed è stata impreziosita da 22 nuove carte geografiche. Il volume (una recensione si trova su Harpers) in particolare mette in luce in luce gli effetti del cambiamento climatico sulla coltivazione della vite e sulla produzione del vino.
L’effetto più evidente del climate change è certamente il fenomeno dell’anticipo delle vendemmie, che oggi cominciano anche quattro settimane prima rispetto a quanto avveniva in media 20 o 30 anni fa. Il cambiamento climatico ha poi portato la viticoltura a latitudini dove era prima solo marginale, consentendo anche lo sviluppo di nuove regioni vinicole (vengono ad esempio trattati i casi di Inghilterra, Germania e Canada, e quelli della nascita di industrie commerciali del vino in Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia.
Il riscaldamento globale ha pure già concretamente inciso nelle tradizionali regioni di produzione sia sui metodi di conduzione del vigneto che sulle pratiche enologiche: si pensi ad esempio all’impianto di vigne in quota, o alla necessità di proteggere le viti dal troppo sole nella stagione estiva.
FEB
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