Perché vietare l'accesso in fiera ai minori anche se accompagnati? Le riflessioni di Sara Cantoni, figlia di Sergio, direttore della C.S. Bergamasca di San Paolo d'Argon
Sono nata nel 1985 e, da quando ho memoria, ogni anno sono stata a Vinitaly. Il Salone del Vino e dei Distillati di Verona rappresenta da 50 anni a questa parte l’appuntamento di maggior rilievo per il panorama enologico non solo italiano ma internazionale.
Io ho avuto la fortuna di nascere figlia di un enologo appassionato e di una donna che ha scelto di non fare un passo indietro ma di partecipare il più possibile agli eventi del mondo del vino, che conosceva in quegli anni una grandissima rinascita.
Sono figlia di un padre che ha sempre parlato di vino, prima ancora di berlo, che ci ha sempre portato nei vigneti, nelle cantine e, ovviamente, alle manifestazioni.
Vinitaly è sempre stata la più bella di tutte; il momento speciale nel quale era possibile rivedere vecchi amici (una volta le scuole enologiche in Italia erano poche e gli enologi di vecchia classe si conoscono più o meno tutti e sono una grande famiglia), aggiornarsi sulle novità e provare qualcosa di nuovo.
Il giro a Vinitaly era un po’ come andare a trovare amici e parenti durante le feste, con la differenza che per mio padre era lavoro, ma questo i bambini non lo sanno e quando il lavoro è fatto con passione e amore e non con pedanteria e noia è facile scambiarlo per divertimento.
Provate a immaginare cosa possa essere Vinitaly attraverso gli occhi di un bambino: allestimenti meravigliosi, gente, colori, musica; un circo, un vero e proprio spettacolo dal vivo che ha per protagonista il Vino.
Un vino che noi figli del Vinitaly conosciamo da sempre, che abbiamo sempre visto in casa, a tavola e nelle cantine, un vino senza il quale mio nonno nemmeno si siede a tavola per pranzare.
Questa lettera aperta è una riflessione, nata spontanea in questo 2016 che mi vede non più solo figlia ma anche madre. Si, perché mio figlio il primo Vinitaly lo ha già vissuto, lo scorso marzo, quando ero ancora incinta di 8 mesi e non ho voluto rinunciare a partecipare alla Fiera. Leggendo con attenzione il sito della fiera, però, non posso fare a meno di notare una nota nella sezione visitatori che recita “Per il mantenimento dello standard professionale, Vinitaly è aperto esclusivamente agli operatori specializzati, maggiorenni: non è permesso l’ingresso ai minori di 18 anni anche se accompagnati”.
Leggetela un po’ come volete, ai miei occhi significa soltanto: tu, che sei cresciuta con il Vinitaly e che ogni anno eri fiera di poter andare a vedere i frutti del lavoro di tuo papà non potrai trasmettere questa tradizione a tuo figlio. Si, parlo di tradizione. Io sono parte di una vera tribù, i figli del Vinitaly, quelli che si ricordano i Vinitaly passati, quelli che hanno memoria di aziende che una volta c’erano e ora non più, quelli che si ricordano il passare dei dipendenti e delle manifestazioni e che sono sempre lì.
Noi, i figli del Vinitaly, siamo tanti e con il passare del tempo abbiamo affiancato e, in alcuni casi, sostituito i nostri genitori nei loro incarichi.
Noi siamo quelli che aspettiamo con ansia aprile per rivedere i vecchi amici, per vedere chi ci sarà e chi no ma, soprattutto, per aggiornarci e scoprire tutto quello che le rispettive aziende hanno preparato per quello che era e rimane l’appuntamento più importante dell’anno enologico.
Siamo quelli che sono cresciuti con le bottiglie di vino in casa, quelli che “senza la bottiglia sul tavolo non si può iniziare a mangiare”, quelli che hanno da subito imparato a leggere le etichette e a riconoscere il prodotto dal produttore. Siamo quelli che il vino lo conoscono bene, non (solo) perché lo abbiamo studiato ma perché lo abbiamo vissuto, perché ce lo hanno spiegato ma, soprattutto, perché ce lo hanno raccontato. Ci hanno dimostrato come il vino sia uno straordinario prodotto culturale e non una mera bevanda, come ogni vino sia unico, come ogni annata sia irripetibile e come ogni bottiglia porti con se fatica, speranze e tanto tanto amore.
Si, noi siamo quelli che a Vinitaly siamo entrati sin da piccoli ma non per bere gratis, non per approfittare dei banchi d’assaggio, ma perché i nostri genitori volevano tramandare un messaggio fondamentale: che il vino fa parte della nostra tradizione, della nostra cultura e, come tale, va insegnato e trasmesso e non demonizzato.
La demonizzazione, la proibizione, porta all’allontanamento, all’estraniamento e all’ignoranza ed è l’ignoranza che crea i mostri (e i danni). Chi conosce un prodotto, chi sa come affrontarlo e come usarlo, difficilmente ne cade vittima.
Noi siamo quelli che faremo di tutto per continuare il lavoro iniziato dai nostri genitori, e che porteremo con fierezza i nostri figli (di qualsiasi età) al Vinitaly perché anche loro abbiano la possibilità di godere a pieno di una delle più grandi ricchezze della cultura italiana: il Vino.
Se verrete a Verona, io vi aspetto al Pala Expo Lombardia B8-C8 con un regalo per i vostri bambini e, se vi va, vi aspetto su twitter #portiamoibambiniaVinitaly
Sara Cantoni
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