Si torna ai livelli 2005, a 239 milioni di ettolitri. Frena anche l’interscambio mondiale. La produzione 2014 intanto parte già zavorrata dai cali nell'Emisfero Sud (-10%)
Paolo Ferrante
Consumi a scarto ridotto. Ma anche scambi più rarefatti a livello globale e prime avvisaglie di una dinamica produttiva al ralenti nel 2014, per lo meno nei paesi dell’Emisfero australe.
Sono alcuni dei risultati illustrati dal presidente dell’Oiv, Jean-Marie Aurand, in occasione di una conferenza stampa di presentazione del bilancio vinicolo mondiale 2013, tenutasi a Parigi lo scorso 13 maggio.
Sui consumi le speranze, se non altro di una miniripresa, sono andate ancora deluse. Non era l’anno giusto, evidentemente, il 2013 per una serie di fattori concomitanti. Non solo per le condizioni macroeconomiche, sulle quali continuano a pesare, in Europa soprattutto, i lasciti della crisi economico-finanziaria del 2008-2009 (parlano da soli la propensione all’acquisto e i livelli occupazionali). Ma anche per il deficit produttivo del 2012 che ha ridotto materialmente le disponibilità di prodotti enologici sui mercati internazionali.
L’impatto è chiaramente visibile nei numeri snocciolati dall’Oiv. Per i consumi gli analisti hanno messo in conto una caduta dei livelli quantitativi di 2 milioni e mezzo di ettolitri rispetto al dato 2012, fermandosi nei conteggi a 238,7 milioni di ettolitri. Per trovare un livello più basso bisogna percorrere indietro la curva fino al 2005. Anche se il risultato 2013 non si discosta di molto dalla media dell’ultimo quinquennio, in un mercato che non sembra ancora in grado di superare l’impatto della crisi, un evento che in soli due anni aveva portato indietro la lancetta dei consumi di quasi 12 milioni di tonnellate.
D’altro canto, spiega l’Oiv nella sua relazione, dall’inizio della Grande recessione il consumo mondiale sembra essersi complessivamente stabilizzato, orbitando attorno ai 240 milioni di ettolitri.
Di novità, nelle statistiche, c’è il primato a sorpresa degli Usa, che è diventato il primo paese consumatore di vino con oltre 29 milioni di ettolitri nel 2013 (il dato non include i vermut e i vini speciali).
Oltreatlantico, dettagliano gli analisti, i consumi non sembrano comunque mostrare un particolare dinamismo, crescendo a ritmi decisamente più blandi rispetto ai livelli pre-crisi. Ma il contesto di generale stagnazione, specialmente in Europa, ha permesso al mercato a stelle e strisce di sottrarre il primato alla Francia, paese in cui i consumi di vino si sono invece ridimensionati di 2 milioni di ettolitri, scendendo l’anno scorso attorno ai 28 milioni.
Dal ricco equipaggiamento statistico emerge un altro elemento di novità rappresentato dal brusco stop dei consumi cinesi. I 16,8 milioni di ettolitri scritti con inchiostro rosso nel bilancio 2013 portano il Dragone a un livello di consumo inferiore di quasi 4 punti percentuali a quello del 2012. Non è chiaro se il calo rifletta una condizione contingente del mercato o sia invece sintomatico di una situazione, sia pure temporanea, di saturazione del mercato. Considerando che l’economia del Gigante asiatico avanza adesso a ritmi decisamente più rallentati rispetto agli anni passati, fenomeno che potrebbe in qualche modo condizionare anche la futura dinamica delle importazioni.
Sull’interscambio mondiale, come si è detto, i bassi livelli di produzione del 2012 hanno interferito con le capacità di esportazione soprattutto dei produttori europei. Il conto lo hanno pagato principalmente le cantine spagnole, ma nei volumi il bilancio è stato negativo anche per Francia e Italia.
L’Oiv, nella dimensione mondiale, indica il livello complessivo degli scambi di vino a 9,8 miliardi di litri, in calo del 2,2% rispetto al 2012. Meno quantitativi a fronte però di movimentazioni monetarie più consistenti che hanno portato il valore dell’intercambio globale a quota 25,7 miliardi di euro, l’1,4% in più rispetto all’anno precedente.
Il commercio internazionale ha ristretto gli spazi nei cargo soprattutto agli imbottigliati, categoria che l’anno scorso ha ceduto il 3,6% a volume. Per gli sfusi, segmento nel quale sono state più incisive le pressioni alla vendita di Cile e Sud Africa, il calo è apparso decisamente più attenuato (-1%). Mentre il mercato ha premiato, con un balzo del 3,4%, il commercio di spumanti, riducendo però il livello qualitativo dei prodotti scambiati.
Se l’export ha penalizzato soprattutto i produttori storici, dal lato delle importazioni si riscontrano sviluppi negativi in tutti i principali sbocchi tradizionali, con ricadute più evidenti in Usa (-6% a volume).
In Regno Unito gli acquisti dall’estero di vino si sono ridotti solo marginalmente (-0,7%), mentre in Germania, che mantiene il primato mondiale per quantità importate, il 2103 ha chiuso con un meno 1,7%.
Quest’anno, sia i consumi che gli scambi mondiali potrebbero comunque beneficiare di una produzione 2013 in netta ripresa, con il dato globale valutato dall’Oiv nell’intorno dei 279 milioni di ettolitri (+9,4% sul 2012). Determinanti i contributi di Spagna, Sud Africa, Cile e Nuova Zelanda, tutti con vendemmie da primato.
Il nuovo anno parte invece con il freno tirato nell’Emisfero meridionale, dove gli analisti prevedono una flessione di circa il 10% rispetto al 2013. La stima 2014, compresa tra i 49 e i 53 milioni di ettolitri, incorpora le attese di calo produttivo in Argentina, Australia e Cile, associate a un’evoluzione climatica avversa. La Nuova Zelanda dovrebbe ancora migliorare, mentre è atteso un quadro stabile in Sud africa e Brasile.
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