Ernesto Abbona (Presidente UIV): “l’Ocm va difesa e rafforzata. Urge Piano Strategico Nazionale”
Roma, 1 giugno 2018 – “Unione Italiana Vini è convinta che la riforma della PAC e dell’OCM vino rappresentino un’opportunità per migliorare, modernizzare e facilitare l’attuazione dei programmi nazionali di sostegno e rafforzare l’orientamento al mercato del settore. È impellente, inoltre, per l’Italia trovare una visione unitaria per adottare un Piano Strategico Nazionale, fondamentale per assumere una prospettiva di lungo periodo sulla promozione dei prodotti italiani all’estero. In questo senso sarà determinante il contributo del Ministero per le Politiche agricole e auspico che il futuro ministro italiano possa avere un ruolo attivo nel negoziato e in generale all’interno dell’Unione Europea”. Con queste parole Ernesto Abbona, presidente Unione Italiana Vini, commenta la proposta diffusa oggi dalla Commissione Europea relativa alla prossima Politica Agricola Comune, per il periodo 2021-2027, esprimendo alcune considerazioni sull’impatto della riforma per il settore del vino italiano.
“Nella proposta della Commissione– continua Ernesto Abbona – apprezziamo il mantenimento dei Piani Nazionali di Sostegno e la misura promozione verso i mercati extra Ue, che mantengono la specificità finanziaria per il vino, come avevamo richiesto. Le misure dovranno essere finanziate da un budget ambizioso, in grado di far fronte alle future sfide del settore vitivinicolo, in primis internazionalizzazione e sostenibilità. In tal senso, un PNS decurtato del 5%, senza contare gli effetti dell’inflazione, potrebbe penalizzare gli investimenti. Apprezziamo qualche primo segnale di flessibilità in materia di autorizzazioni per i nuovi impianti viticoli, ma tuttavia non è sufficiente perché l’attuale sistema non consente la crescita delle dimensioni delle aziende italiane e non risponde alle esigenze di questo settore, il cui vigneto è tendenzialmente in declino. Come Unione Italiana Vini, chiediamo al governo di pensare ad un Piano Strategico e di lavorare per non perdere il potenziale viticolo italiano. Sarebbe in questo senso utile pensare di creare una riserva nazionale per recuperare 20.000 ettari di diritti di reimpianto, che altrimenti andrebbero persi. Un’altra questione che ci preoccupa è quella che riguarda la mancanza di una ‘regia unica’ a livello europeo e, nel nostro Paese, il rischio di frammentare la Pac a livello regionale vanificandone lo scopo. A questo proposito – conclude Ernesto Abbona – vogliamo richiamare l’attenzione del futuro governo, chiedendogli di farsi promotore di una visione unica che ci metta al riparo dai pericoli di una regionalizzazione”.
“Il comparto italiano del vino – aggiunge Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini –ha sempre utilizzato al meglio i fondi europei ricevuti fino ad ora, che pesano per una percentuale irrisoria sul bilancio complessivo della UE, investendoli per dare competitività ad un settore di punta dell’agricoltura comunitaria. Ricordo che con la nuova PAC si scrivono anche le regole del funzionamento del nostro settore. Sarà quindi essenziale analizzare con estrema attenzione le proposte della DG Agri, la quale potrà essere migliorata dal Parlamento Europeo, mirando a un rafforzamento del vino nel mercato unico UE e assicurando una leale concorrenza tra gli operatori”.
Nel prossimo numero del 4 giugno 2018 de ‘Il Corriere Vinicolo” saranno proposti ulteriori approfondimenti sulla posizione di Unione Italiana Vini in materia di Pac e sugli scenari della nuova Ocm.
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