Secondo un’analisi di Nielsen è importante prima di tutto che una bottiglia spicchi tra le altre, ma sarà poi l’etichetta a convincere veramente l’acquirente
Un’analisi sulle abitudini di acquisto effettuata da Nielsen a giugno negli Stati Uniti, Beverage Alcohol Category Shopping Fundamentals 2017, indica che solo il 29% di coloro che entrano in un negozio per acquistare bevande alcoliche hanno preventivamente deciso quale marchio acquistare, mentre il restante 71% farà la sua scelta una volta di fronte allo scaffale. E’ dunque importante per i produttori proporre un packaging che sappia catturare l’attenzione e l’interesse degli acquirenti, soprattutto se si considera che in un anno sono entrate nel mercato statunitense ben 3500 nuove etichette di vino, numero che rappresenta il 14% di tutti le etichette di vino in vendita e il 4,5% delle vendite in volume. Si aggiunga che negli Stati Uniti la spesa delle aziende per la promozione del vino sui media è molto bassa se paragonata a quella per l’advertising tradizionale della birra o di altre bevande alcoliche (nel 2016 sono stati 1,59 miliardi di dollari per pubblicizzare la birra e 376 milioni di dollari per i superalcolici, contro i soli 124 milioni di dollari spesi per il vino).
Sembra banale ma in uno scaffale pieno di bottiglie risulta essenziale prima di tutto che la bottiglia si visibile e spicchi tra le altre. Secondo un’altra recente analisi di Nielsen, effettuata sfruttando la tecnologia del monitoraggio oculare (eye-tracking technology), davanti a uno scaffale pieno di bottiglie, il 57% dei partecipanti all’esperimento ha nei primi secondi posato il suo sguardo sulla bottiglia più appariscente. La “visibilità” è dunque il primo requisito fondamentale per un packaging efficace, ma una volta che la bottiglia viene “individuata” dal consumatore è l’etichetta che deve “convincerlo” ad acquistarla.
FEB
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