La tecnica della fertirrigazione per il raggiungimento di specifici obiettivi produttivi ed enologici. Il convegno organizzato all'ultimo Enovitis da Haifa Italia Srl, in collaborazione con Società agricola Tenimenti Angelini Srl, ha fatto il punto sui risultati di tre anni di prova (2009-2011) nell'areale isontino
“La viticoltura di alta qualità – hanno spiegato Mauro Schippa di Haifa Italia e Matteo Pasqualato di Irrigazione Veneta presentando a Simei-Enovitis i risultati di tre anni di sperimentazione della fertirrigazione del Pinot grigio nell’areale isontino – sta sempre più utilizzando la microirrigazione a goccia assecondando obiettivi produttivi, ambientali ed economici. Tale tecnica permette di gestire anche, e contemporaneamente, la nutrizione; infatti tramite la fertirrigazione si aumenta l’efficienza dei concimi somministrati rispetto ai tradizionali concimi granulari a pronto effetto. Così si sostengono al meglio le produzioni viticole, con performance meno condizionate dall’andamento microclimatico. Una prova sperimentale triennale condotta su Pinot grigio (clone R4 su 5 differenti portinnesti) ha comparato la tradizionale concimazione granulare con la tecnica della fertirrigazione. “Le tesi a confronto – ha proseguito l’agronomo Giovanni Bigot che ha condotto la prova presso ‘Società Agricola Tenimenti Angelini’ di Romans d’Isonzo (GO) erano a pari apporto idrico tramite un impianto di sub-irrigazione. In comparazione la concimazione tradizionale con concimi granulari a pronto effetto e due tesi distinte di fertirrigazione (distinte per il bilanciamento fra gli elementi nutritivi in toto e in ogni singola fase fenologica). L’analisi dei rilievi evidenzia come con la fertirrigazione si sia ottenuta una maggiore produzione per ettaro (aumento medio >10 q/ha/anno) e una maggior resa in mosto rispetto alla concimazione granulare. Inoltre, potendo agevolmente modulare i rapporti tra gli elementi minerali, è stato possibile raggiungere specifici obiettivi enologici relativamente a zuccheri (costanti nonostante la maggiore produzione), acidità totale e azoto prontamente assimilabile (in aumento)”.
Rese maggiori e vini dal profilo sensoriale più gradito
Analisi chimiche ed organolettiche dei vini hanno evidenziato come le tesi fertirrigate abbiano originato prodotti dotati di una maggiore freschezza e di più elevati valori di acidità totale e di acido malico in particolare. Quindi una maggiore piacevolezza, più forte caratterizzazione e profondità di aromi rispetto ai vini ottenuti con la concimazione granulare. Riguardo l’utilizzazione dell’azoto somministrato (recovery) la tesi con fertirrigazione N:K 1:1 ha evidenziato un recovery del 50% superiore rispetto a quella con concimazione granulare. Inoltre, nelle tesi fertirrigate si è avuta la maggiore Plv/ha sia riguardo l’uva che il vino (maggiori produzioni, aumento della resa uva/mosto, miglioramento delle caratteristiche della tipicità del Pinot grigio). Le esigenze nutrizionali della vite sono state ben esposte da Duilio Porro della Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige. Nel passare in rassegna le funzione ed i fabbisogni dei vari elementi Porro ha evidenziato come gli apporti frazionati e il giusto mix per ogni fase fenologica siano la chiave di volta per produzioni di qualità. Il tutto per raggiungere l’equilibrio vegeto-produttivo e non incorrere in carenze. Nello specifico, a livello qualitativo, si mira ad avere grappoli sani e non troppo compatti, un ottimo rapporto zucchero/acidità, buoni valori di Apa (per le fermentazioni), adeguato grado Brix e colore uniti ad un alto patrimonio aromatico. Il delicato ma cruciale argomento dei profili aromatici delle uve, punto caratterizzante del profilo qualitativo dei vini, è stato approfondito da Diego Tomasi del Cra-Vit di Conegliano. Il quadro aromatico, ha spiegato, è determinato geneticamente in ogni varietà ma poi la sua espressione viene modificata dal clima e dalle caratteristiche del suolo. Intervengono anche la gestione del vigneto (forma di allevamento, posizione dei grappoli, microclima), della superficie fogliare, la quantità di uva per ceppo, la sanità e il momento della vendemmia. In questo la disponibilità di acqua e nutrienti in determinate fasi fenologiche ha un ruolo di primo piano, dato che le molecole aromatiche si formano in precisi momenti e partendo da matrici che devono essere presenti nelle giuste quantità.
Nella foto: l’intervento dell’agronomo Giovani Bigot (a destra) durante il convegno
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