Nota della Farnesina: a oggi non risultano depositate in Brasile domande di riconoscimento per la Doc Prosecco, ma solo per il Docg, dal 2008 ancora in fase di valutazione. I due consorzi avviino una procedura congiunta
Falso Prosecco in Brasile, il problema è anche italiano. A spiegare perché ancora oggi circoli Prosecco made in Brazil, con tanto di fascetta di Stato brasiliana, è una nota del console Vincenzo Ercole Salazar Sarsfield, capo ufficio della Direzione generale per la promozione del Sistema Paese presso il ministero degli Affari esteri, che ricorda come a oggi presso l’Inpi, Istituto brasiliano per la proprietà industriale, sia stata depositata dal 2088 solo la richiesta di registrazione come Denominazione di origine da parte del Consorzio Conegliano Valdobbiadene, richiesta che è ancora in fase di approvazione e per la quale l’Inpi ha richiesto ulteriore documentazione a supporto. Mentre per il Prosecco Doc, annota il console, il relativo Consorzio non ha ancora proceduto a depositare richiesta, né come Indicazione di provenienza né come Do.
Quindi a oggi, né il Consorzio, né tanto meno aziende singole potrebbero far valere presso l’Inpi la tutela del nome Prosecco, cosa ancora fattibile, considerato che uno dei maggiori produttori di Prosecco brasiliano, l’azienda Cooperativa Garibaldi (nella foto), nel Rio Grande do Soul, non ha proceduto alla registrazione del marchio.
Nella nota, il console suggerisce pertanto un’azione congiunta dei due consorzi italiani per la registrazione del marchio Prosecco come denominazione di origine, anche se questa procedura non metterebbe al sicuro totalmente, in quanto i produttori brasiliani, appellandosi agli accordi Trips, potrebbero opporre il fatto che Prosecco sia una varietà di vite, e pertanto di libero utilizzo. Un’alternativa praticabile – suggerisce ancora il console – potrebbe essere la strada del riconoscimento giudiziario della “concorrenza sleale”, principio riconosciuto dalla legge brasiliana. In questo caso –scrive Salazar – potrebbero essere avviate, da parte delle aziende e dei consorzi italiani – vere e proprie azioni giudiziarie in loco, con relativa richiesta di riconoscimento del danno commerciale. La procedura suggerita dalla Farnesina è dunque quella di procedere con la domanda di registrazione dell’indicazione geografica Prosecco presso l’Inpi, il quale potrà o meno riconoscerla. E’ importante, per la buona riuscita della pratica, accompagnare la domanda con copia del procedimento amministrativo che ha decretato l’indicazione geografica di riferimento unitamente al certificato europeo che la riconosce come tale. Una volta avviata questa pratica, si potrà anche procedere contro un eventuale deposito di domanda di registrazione di marchio commerciale con il nome Prosecco.
La Direzione per la promozione del Sistema Paese e l’Ambasciata italiana in Brasile – conclude la nota – continueranno a monitorare la situazione.
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