Dopo averla sventolata come minaccia, arriva il pronunciamento formale: la Cina avvia l'indagine antidumping e antisovvenzioni contro i vini europei. Venti giorni per registrarsi e mettersi a nudo, pena l'applicazione del massimo dazio
Dopo averla sventolata come minaccia di ritorsione contro i dazi europei sui pannelli solari, arriva il pronunciamento formale del governo: la Cina avvia l’indagine antidumping e antisovvenzioni contro i vini europei.
Cosa comporta questo nella pratica? Che i produttori di vino europei avranno venti giorni di tempo per registrarsi dimostrando la volontà di cooperare con le autorità cinesi. Chi non coopera sarà il primo a beccarsi il massimo dei dazi. La volontà di cooperazione sarà premiata dai cinesi con l’invio di un questionario di qualche centinaio di pagine, in cui si dovrà descrivere minuziosamente (in cinese) chi si è, cosa si fa, quanta uva si produce, a che costo, quanto vino si imbottiglia e con quali costi, eccetera. Il tutto in poco più di un mese.
Il periodo preso in esame è quello dell’ultimo triennio e i dazi eventualmente applicati saranno cumulativi. I prodotti oggetto di indagine sono i vini spumanti, gli imbottigliati e gli sfusi, esclusi invece vermut e aromatizzati.
Le autorità cinesi hanno anche fatto l’elenco delle sovvenzioni date a livello europeo e per singolo Stato membro che hanno causato l’avvio dell’indagine, ovvero:
– pagamento unico
– promozione Paesi terzi
– ristrutturazione vigneti
– vendemmia verde
– fondi di mutualizzazione
– assicurazione raccolto
– distillazione sottoprodotti
– resatituzioni all’esportazione
– stoccaggioo mosti e vini
– sviluppo rurale
In allegato, la sintesi di che cosa prevede l’indagine nella presentazione svolta dall’avvocato Paola Massardi, esperta di diritto internazionale societario e contrattuale, nel corso dell’ultima assemblea di Confederazione a Milano.
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