Il mercato si aprirà come un fiore a primavera? O piuttosto, anche se si ridurranno i dazi, lo Stato troverà sempre il modo di guadagnare inventandosi balzelli di ogni tipo? Per i russi la seconda opzione è quella più probabile. E un assaggio sta già arrivando sulla dolcificazione
La Russia ha concluso a fine 2011 le trattative riguardanti il suo ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), trattative che si sono trascinate per quasi 18 anni, il periodo in assoluto più lungo di qualsiasi altra nazione. Da oggi quindi il mercato russo, compreso quello del vino, potrà entrare in una nuova era: meno tasse, meno accise, meno vincoli, più operatori che possono accarezzare il sogno di entrare in questo promettente mercato. O almeno così dichiarano le autorità locali. Ma che cosa dobbiamo aspettarci in realtà?
I più autorevoli esperti locali e rappresentanti delle più importanti società d’importazione affermano all’unisono che in realtà i cambiamenti saranno pochi, almeno nel prossimo futuro. Il mercato russo del vino in pratica già da qualche anno si sviluppa secondo le regole del Wto, con normative e leggi che per la loro severità sono paragonabili a quelle europee. “Non mi aspetto cambiamenti né in meglio né in peggio”, sentenzia Anatoliy Korneev, socio fondatore di Simple, uno dei più grossi importatori di vino italiano, e con lui è pienamente d’accordo Leonid Popovich, presidente dell’Unione russa dei viticoltori e produttori di vino: “Gli standard imposti dallo Stato corrispondono completamente a quelli occidentali ed il mercato ci si è già adattato bene”. “Lo stato – prosegue Korneev – difficilmente si lascerà sfuggire il proprio guadagno, quindi quasi sicuramente a pari passo con la diminuzione delle tasse d’importazione saliranno le accise interne sull’alcol”.
Un assaggio si è già avuto l’anno scorso con la questione del prezzo convenzionale, poi con l’aumento dell’accisa. Ancora per quest’anno è previsto un ulteriore incremento, mentre è altamente probabile la modifica dell’accisa per i vini sottoposti a dolcificazione con Mcr: il presupposto che giustifica il provvedimento è che l’Mcr è un additivo estraneo al prodotto (pur se proveniente da uva), il che porterebbe automaticamente a classificare i vini che ne fanno uso come “bevanda vinosa”, con relativo cambio di tassazione (vedi tabella). Il ministro Catania, nel corso dell’ultimo Cda UIV a Roma, è stato già sensibilizzato sulla questione.
Sul Corriere Vinicolo n. 5 un’ampia disamina della situazione del mercato russo.
Così l’evoluzione delle accise
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