Entro il 2019 la spesa si spingerà oltre 260 miliardi di euro (+19% rispetto al 2015). Più 11% la previsione di crescita per le vendite fisiche, a 26,8 miliardi di litri. Cina primo mercato, con 52 miliardi di euro. Battute d’arresto a volume per Francia e Italia
E’ prevedibile, se non altro a livello globale, che il consumo di vino manterrà un trend espansivo da qui a fine decennio. Ma saranno ancora i mercati emergenti a sostenere le vendite del Vecchio e del Nuovo Mondo? E, soprattutto, i cosiddetti Paesi tradizionali, come Italia, Francia, Portogallo e Spagna, contribuiranno a sostenere i consumi o agiranno in senso contrario?
Al 2019 – secondo le proiezioni Datamonitor – il giro d’affari, valutato ai prezzi finali, dovrebbe portarsi oltre 260 miliardi di euro, facendo segnare rispetto al 2015 una crescita del 19%. Mentre la crescita volumetrica arriverà a sfiorare i 27 miliardi di litri, per un aumento dell’11%.
Top market sarà la Cina, già oggi primo Paese per fatturato, con una spesa che nel reparto enologico è proiettata a fine decennio a 52 miliardi di euro. Follower risulteranno nell’ordine Stati Uniti, Francia, Russia e Italia. Si prevedono però, a seconda delle coordinate geografiche, andamenti fortemente differenziati: se il Dragone manterrà la leadership anche per tassi di crescita (dal 2015 al 2019 le vendite di vino nel Gigante asiatico dovrebbero crescere a un ritmo dell’81%), in Francia si avrà, al contrario, una variazione di segno negativo, pari a -6,5%. Gli Usa cresceranno a un passo ancora sostenuto (+12% circa), soprattutto se si considera il ruolo che il mercato a stelle e strisce ha assunto nel panorama mondiale, rientrando a pieno titolo tra i Paesi a consumo consolidato. In aumento anche la spesa in Germania e in Italia, pronosticate a +12% e +6%.
Ma a esibire le migliori performance, insieme a Pechino, saranno Polonia, Russia, Messico e Svezia. Al pari della Francia si avrà invece una riduzione della spesa vinicola sia in Spagna che in Portogallo, dove gli esperti si attendono rispettivamente flessioni del 16% e di circa un punto percentuale nell’arco di quattro anni.
A fine decennio il mercato cinese arriverà a coprire una quota pari al 20% del fatturato mondiale, contro il 13% attuale. Un quinto delle vendite sul circuito enologico sarà insomma attribuibile al solo Paese della Grande muraglia. Scenderà invece al 12,5% la quota-valore degli Usa, dal 13,3% attuale, mentre rimarrà attorno al 6% quella italiana.
Perdite altrettanto significative di peso si avranno sui mercati francese e tedesco, un po’ meno evidenti invece quelle previste in Regno Unito. Arriverà al 7,5% l’incidenza del mercato russo (dal 6,7% attuale). Un piccolo passo in avanti è atteso in Canada (dal 2,7% del 2015 al 2,8% del 2019), mentre l’Australia, che nella fotografia attuale si posiziona sugli stessi livelli di Ottawa, subirà un ritracciamento al 2,5%.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Datamonitor
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