Come la Cina, anche l'ex colonia britannica rallenta il ritmo delle importazioni. Anzi, va addirittura indietro, fenomeno straordinario
Dopo aver raccontato del rallentamento subito dal mercato cinese nel primo trimestre di quest’anno (vedi l’articolo), oggi segnaliamo il più marcato passo falso fatto da Hong Kong, quella che tutti conoscono come la piattaforma di scambio privilegiata per l’ingresso in terra cinese.
A tutto marzo, quindi nel dato cumulato da gennaio, frena il totale del vino importato, non tanto sulla colonna volumi (in crescita del 6%), quanto su quella dei fatturati: -16% il totale, a 2 miliardi di HK dollari, dovuti alla brusca battuta d’arresto dell’imbottigliato, sceso rispetto al primo trimestre 2011 del 18%. Vanno bene gli spumanti (+51%) e tengono gli sfusi (+2%). I volumi – come detto – mostrano ancora crescite, compreso l’imbottigliato, che fa +5,5%.
Ma se restringiamo il campo d’osservazione al solo mese di marzo, i meno, oltre alle bottiglie (-28%), coinvolgono anche lo sfuso (-8%). Saltando sulla colonna volumi, gli spumanti restano stabili, ancora calo per l’imbottigliato (-3%) e gran performance della cisterna (+23%).
Quello che si vede con evidenza è una tendenza regressiva sul fronte prezzi: l’imbottigliato nel trimestre cede il 22% e addirittura il 26% nel solo mese di marzo. Stesso discorso per gli sfusi: -8% nel cumulato, -25% a marzo. Tengono solo gli spumanti, che progrediscono in un mese del 7%, arrivando a superare il prezzo medio di un vino in bottiglia: 200 dollari contro 186. L’anno scorso, di questi tempi, si era esattamente all’opposto.
E veniamo alla dinamica per Paesi. Sul fronte bottiglia, vanno maluccio le cose per la Francia, che cede il 27% degli incassi, e per gli Usa (-9%). Ancora peggio fanno gli australiani, che complice un taglio listini del 30 e passa per cento si vedono decurtare gli acquisti del 20%. L’Italia è in controtendenza: volumi su (come tutti gli altri) del 19%, ma corrispondente aumento del fatturato: +44%, trainato da un prezzo medio salito del 21%. Quegli 88 dollari al litro ci permettono di guardare – per una volta – gli australiani dall’alto in basso.
In tempi di crisi, verrebbe da dire, siamo diventati il Paese giusto al momento giusto.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane HK
A che cosa è dovuto questo arretramento? Tre le possibili cause, connesse all’andamento del mercato cinese: da una parte, l’economia generale sta incominciando a evidenziare i primi segni di rallentamento dopo una lunga corsa. Dall’altra, se la Cina ha importato troppo vino rispetto a quello che riesce effettivamente ad assorbire, anche Hong Kong di riflesso ne risente. Collegata a questa causa, vi è quella della pletora di importatori che sono spuntati come funghi negli anni del boom del vino. Come abbiamo raccontato qui, in Cina operano oggi un numero esagerato di soggetti dediti all’import, molti dei quali improvvisati e senza distribuzione alle spalle. Probabile che nei prossimi mesi si assista a un riassestamento (salutare) del mercato.
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