Raddoppiate le importazioni nel terzo trimestre 2017 fino 563.000 ettolitri e oltre 47 milioni di dollari. Parte del bulk straniero imbottigliato in loco rischia però di alimentare i canali della contraffazione
Secondo le dogane cinesi, nel terzo trimestre del 2017 hanno varcato i confini della Grande Muraglia 562.900 ettolitri di vino sfuso, corrispondenti a un valore di 47,17 milioni di dollari. Si tratta (riprendiamo questi e i seguenti dati da recetum.com) del doppio di quanto assorbito dalla Cina nello stesso trimestre del 2016 in termini di valore (+100,7%) e del +92,9% in termini di volume.
La Spagna è oggi il primo fornitore di questo mercato (524.500 ettolitri di vino in cisterna tra gennaio e settembre per un valore di circa 39 milioni di dollari), seguono Cile, Australia, Francia, Sudafrica, Italia, Stati Uniti, Portogallo, Moldova, e Germania.
Tra le ragioni della crescita delle importazioni cinesi di vino sfuso vi sono, secondo alcuni osservatori, in generale la maggior popolarità del vino nel paese e la crescita del commercio elettronico ma anche, e come conseguenza, l’aumento dei prezzi del vino in bottiglia importato, fatto che spingerebbe distributori locali ad acquistare sfuso all’estero per imbottigliarlo in loco e trarne maggiori profitti. Purtroppo ciò da luogo anche a sofisticazioni e alla distribuzione di vino contraffatto: una delle “tecniche di produzione” di vino falso è, infatti, quella di imbottigliare vino economico in bottiglie riutilizzate (munite ancora dell’etichetta originale) o in bottiglie munite di etichette contraffatte.
FEB
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