Italia del vino e Grandi marchi tuonano contro l'allegra e spensierata gestione dei fondi da parte di regioni e ministero. "Non si sono fatti i calcoli sui piani multiregionali e ora che non ci sono i fondi si vanno a operare tagli lineari anche sui progetti già approvati"
Saremo pure una superpotenza del vino nel mondo, come ha ricordato pochi giorni fa anche il Premier Renzi a Expo, ma purtroppo sulla gestione dei fondi comunitari legati alla promozione del nostro made in Italy enologico stiamo facendo una ben magra figura”. Lo sostengono in una nota congiunta l’Istituto del Vino italiano di qualità Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio, compagini che assieme rappresentano 31 imprese italiane del comparto vino per un fatturato globale di 1,3 miliardi di euro e il 15% dell’export complessivo italiano di settore.
Con circa otto mesi di ritardo rispetto alle normali tabelle di marcia dei Paesi competitor, sottolinea la nota dei due istituti, il Ministero delle Politiche agricole sta infatti per varare le graduatorie sui bandi multiregionali dell’OCM Promozione, con tagli lineari nell’ordine del 50% che graveranno su progetti già approvati con tanto di lettera di finanziamento. Succede oggi in Italia, complice l’inadeguatezza procedurale delle amministrazioni pubbliche – in primis delle Regioni – che si riverbera drasticamente sulla valutazione dei programmi di promozione. Dopo anni di cattiva gestione delle risorse (si stima in 100 milioni l’ammontare degli stanziamenti non spesi negli ultimi 3 anni), quest’anno si rischia di fare ancora peggio, con tagli su progetti approvati e con la beffa di dover restituire di nuovo parte dei contributi a Bruxelles, nonostante un overbooking di domande.
I fatti: in assenza di un bando nazionale (a causa dell’esaurimento dei fondi), 36 operatori italiani del settore hanno presentato le proprie proposte di cofinanziamento a valere sul plafond ‘multiregionale’. Si tratta di un numero importante di imprese che ha determinato un boom di richieste e un conseguente sforamento pari al 30,6% rispetto alla cifra prevista (10,2mln di euro la quota iniziale di competenza Mipaaf). Per un verso parrebbe una buona notizia, argomentano i due istituti, poiché sembra testimoniare l’interesse per la misura da parte delle imprese – che coprono direttamente il 50% della spesa – e la loro volontà di investire. E perché per un anno si potrebbe finalmente non essere costretti a raccontare di disimpegni e di soldi tolti alla misura, bensì di ‘partecipazione corale’ e di selezione delle domande aventi i migliori requisiti sotto il profilo competitivo, in modo da ottenere la ricaduta più proficua per l’intero sistema vino nazionale. E invece, alla luce di quanto è accaduto, si deve ancora una volta registrare un insuccesso: tra le varie Regioni interessate – che a norma di legge avrebbero dovuto assicurare la stessa quota di finanziamento prevista dal Mipaaf (il 25%) – non solo si sono registrate posizioni che restano ben al di sotto di tale vincolo normativo, ma vi sono casi in cui risultano incentivati progetti con una logica da finanziamenti a pioggia, ovvero in assenza di graduatorie di merito – condotta che in passato è stata spesso oggetto di rilievi e censure da parte delle autorità comunitarie – e di ammontare che supera sensibilmente il plafond di risorse disponibili. Vale la pena sottolineare la disparità di condotte registrate nelle varie realtà regionali, con conseguenti evidenti sperequazioni e inefficienze.
Il risultato, concepito tra l’altro con grave ritardo in questi mesi estivi, si vedrà tra pochi giorni con la pubblicazione della lista dei beneficiari. Il ministero, anziché aprire un confronto sul tema del rispetto delle regole da parte delle Regioni, il 29 luglio ratificava tale operato, dichiarando ‘ammissibili e finanziabili’ tutti i programmi multiregionali proposti. Salvo poi dare a propria volta una robusta sforbiciata prima con il ‘declassamento finanziario’ di fine luglio, poi con un ulteriore restringimento del plafond determinato dall’ulteriore disimpegno di un milione di euro, il tutto motivato dalla constatazione del minore stanziamento messo a disposizione dalle Regioni. Da qui il taglio dei fondi per la promozione pari a circa il 50% sui progetti già approvati. E c’è forse da ringraziare il cielo che l’iter stia concludendosi, altrimenti, con la rincorsa al ribasso in atto tra le amministrazioni, di questo passo non resterebbero che le briciole.
Al di là degli aspetti di colore che hanno caratterizzato la vicenda, Italia del Vino Consorzio e l’Istituto del Vino italiano di qualità Grandi Marchi stigmatizzano l’operato delle amministrazioni pubbliche, che nella circostanza paiono intenzionate a non tener conto di vincoli posti dal programma comunitario né di quelli fissati in sede nazionale, e richiedono un intervento del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, affinché richiami tutte le amministrazioni coinvolte al rigore del quadro normativo e vigili sull’operato delle stesse, allo scopo di ripristinare tempestivamente corrette procedure di accesso alle agevolazioni, e sull’iter istruttorio di valutazione di merito dei programmi, in un quadro coerente con le linee guida comunitarie e con quanto avviene nel resto d’Europa. I due organismi auspicano altresì che il Ministro attivi un ‘tavolo di strategia imprenditoriale’ funzionale al sostegno delle esportazioni vinicole italiane nel mondo.
“Tutto questo suona come l’ennesima beffa – hanno concluso i due raggruppamenti di imprese – perché nonostante i recenti richiami della Corte dei Conti e della Commissione Ue si persevera in una gestione poco fruttuosa di fondi ritenuti strategici dal settore per una crescita, quella sui mercati esteri, che è univocamente ritenuta, a partire dall’attuale Governo, l’unica vera via possibile di sviluppo”.
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