A dichiararlo Antonio Rallo, numero uno di Assovini Sicilia, commentando i dati elaborati da Agea
di Antonio Longo
Una buona annata. A caldo, analizzando i dati comunicati dall’Italia all’Unione Europea, sulla scorta delle elaborazioni effettuate da Agea, sui volumi di produzione nazionale dell’anno 2013, è questo il primo giudizio che probabilmente vien fuori da una veloce lettura dei numeri. Il Belpaese fa registrare un incremento di circa il 20% rispetto ai risultati esitati nel corso della precedente annata. Circa otto milioni di ettolitri in più che derivano da un segno positivo in quasi tutte le regioni, con Puglia, Veneto ed Emilia a giocare un ruolo di primo piano. Ma non sempre è tutto oro quel che luccica. Innanzitutto, il risultato va naturalmente rapportato, sotto il profilo quantitativo, con gli altri competitors internazionali.
Ma, soprattutto, l’analisi va approfondita per meglio comprendere quali siano i segmenti di mercato che hanno determinato, in particolare, l’aumento della produzione. Emblematico, in tal senso, è il caso della regione Sicilia. L’isola conferma il trend di crescita, attestatosi a quasi il 30%, quindi ben superiore alla media nazionale. Dai quasi cinque milioni di ettolitri del 2012 si è passati agli oltre sei milioni dello scorso anno. “Non c’è dubbio che l’aumento c’è stato ma il dato va raffrontato con quello di altre aree di produzione che sono andate anche meglio – sottolinea Antonio Rallo, presidente di Assovini Sicilia – inoltre, messe da parte le valutazioni di tipo quantitativo, non si può prescindere da riflessioni aventi ad oggetto la segmentazione dei dati, sulla scorta soprattutto degli input che mi provengono dal quotidiano confronto con i principali produttori isolani”.
Ed è proprio da tale direzione che giungono le riflessioni più stimolanti. Non sempre quantità fa rima con qualità. “E’ indubbio che i maggiori volumi prodotti si collocano nel segmento di mercato relativo ai vini comuni, per intenderci quelli di minore qualità – prosegue il numero uno di Assovini Sicilia – e su tale fronte si registrano squilibri nel rapporto domanda – offerta, con conseguente riduzione generalizzata dei prezzi e fisiologica rivisitazione, in negativo, dei margini di redditività dei produttori. Sul fronte, invece, dei vini a denominazione d’origine, quindi quelli di maggiore qualità, i dati sulla produzione sembrano attestarsi su livelli sostanzialmente identici a quelli dell’anno precedente, con soddisfacenti margini di redditività per i produttori ed ottime risposte da parte del mercato”.
Riflessioni che conducono, quasi inevitabilmente, ad un’ovvia conclusione. “Appare evidente che i produttori siciliani dovrebbero puntare maggiormente sulle produzioni di qualità, – conclude Rallo – il mercato è sempre più esigente e la competizione globale ogni giorno più agguerrita. La Sicilia ha tutte le carte in regola per farsi valere e quindi consolidare ancor di più la posizione di tutto rispetto conquistata negli ultimi anni”.
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