Un mercato da 19 milioni di sterline quello dei vini a basso tenore alcolico, o addirittura alcohol-free. Ecco cosa ne pensa Wine Intelligence
Intervista con Filip Cayman, analista di Wine Intelligence
I low alcohol wines sono un argomento al centro dell’attenzione attualmente in UK?
Direi che sta crescendo molto l’attenzione al riguardo. Noi stessi di Wine Intelligence stiamo raccogliendo dati per l’elaborazione di un “libro bianco”.
Quali sono i punti più interessanti al riguardo?
Per il consumatore riguardano essenzialmente il fatto che esiste maggiore consapevolezza dei danni associati all’uso eccessivo di alcol, grazie a campagne di sensibilizzazione effettuate dallo Stato. Per l’industria del vino esiste anche la motivazione supplementare della tassazione per mezzo delle accise, che sale in proporzione al contenuto alcolico delle bevande, e che probabilmente continuerà a salire visto l’atteggiamento del Governo attuale che non si discosta molto da quelli passati, l’alcol rappresenta una fonte importante di entrate per lo Stato e un tipo di tassazione che normalmente viene accettata dalla maggior parte del pubblico (tranne ovviamente i diretti interessati dell’industria delle bevande).
Esiste una percezione da parte del consumatore sul fatto che esistono vini prodotti in maniera più o meno tradizionale con una percentuale di alcol più bassa, e vini che vengono invece prodotti con tecnologie di dealcolazione o altre manipolazioni più spinte?
È quello che stiamo cercando di capire, ma al momento attuale direi che il consumatore non è particolarmente interessato a come questo tipo di bevande viene prodotto, ma al messaggio che viene associato, che è semplice ed efficace: “low alcohol”, “no-alcohol”, “alcohol free”, “low calories”, ecc. Presumibilmente esistono almeno due grandi categorie di consumatori: una più attenta e più ricercata nei vini che beve, e un’altra che lo è molto meno. Probabilmente quest’ultima è la categoria più attratta dai vini a contenuto alcolico più basso.
Come vedono i grandi retailer del vino in UK questa fascia di prodotti?
Sono molto interessati, ovviamente. Al momento Sainsbury’s mi sembra quello che ha sposato la cosa in maniera più convinta.
Pensa che si possa creare qualche confusione nel consumatore con prodotti che richiamano il termine “vino” ma che in realtà sono a tutti gli effetti bevande dealcolate?
Dipenderà anche da come questi prodotti verranno commercializzati. Per esempio, sarà interessante vedere se i supermercati intenderanno collocarli in scaffali contigui a quelli dei vini tradizionali, o in altre zone del punto vendita. Probabilmente se ci sarà confusione, questa non andrà a scapito dei vini tradizionali, che hanno comunque acquirenti diversi da questo tipo di bevande. Anzi, forse vi potrà persino essere un effetto traino dei low-alcohol-wines nei confronti di persone che altrimenti non si sarebbero avvicinate al vino a causa della preoccupazione del contenuto alcolico troppo alto e che successivamente potrebbero voler rivolgersi ai vini tradizionali.
(nell’immagine in home, la retroetichetta di Natureo della Torres, bevanda dealcolata a base di Moscato)
Sul Corriere Vinicolo n. 12, in uscita a Vinitaly, un ampio speciale dedicato ai vini senz’alcol: come si possono produrre, come etichettarli, e soprattutto la domanda: in Italia si possono fare? Inoltre, uno speciale tecnico sulle attrezzature utilizzate oggi per la dealcolazione
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