Per oltre la metà dei valori monitorati dall'Inea nel 2013 non si riscontrano variazioni rispetto all'anno passato. I segni meno riguardano solo un quinto dei terreni vitati, mentre il restante 26% registra uno scostamento positivo
Paolo Ferrante
Per oltre la metà dei valori monitorati, il 54% del totale per l’esattezza, non si riscontrano variazioni tra il 2012 e il 2013. I segni meno riguardano solo un quinto dei terreni vitati, mentre il restante 26% (oltre un quarto del campione) registra uno scostamento positivo.
Sintetizzando, si può affermare che i prezzi dei vigneti, sulla base della consueta indagine Inea sui valori fondiari, hanno tenuto nel corso del 2013. E questo mentre il mercato della terra ha continuato a mostrare, nella dinamica generale, segnali di cedimento, con il prezzo dei terreni agricoli sceso mediamente dello 0,4% su base annua.
Solo in quattro regioni, comunque di peso per la realtà vitivinicola nazionale (si tratta nello specifico di Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Sardegna), prevalgono le variazioni di segno negativo. In altre tre (Emilia Romagna, Abruzzo e Campania) l’andamento dominante è invece positivo. Mentre nel resto del Paese, Veneto incluso, emerge un quadro di prevalente stabilità.
Ancora una divergenza, dunque, rispetto un’evoluzione dei valori fondiari che, per l’insieme delle coltivazioni agricole analizzate nei diversi spaccati territoriali, restituisce, per 11 regioni su 20, una variazione di segno negativo.
La sensazione, insomma, è che i vigneti abbiano retto meglio la crisi. Non è chiaro invece se su questo andamento, complessivamente migliore, abbiano influito una domanda un po’ più tonica rispetto alla media o un’offerta complessivamente più rarefatta. Sembra comunque plausibile che almeno in termini di transazioni i vigneti non si siano sottratti alla dinamica generale, che segnala una contrazione dei volumi di scambio. Con il numero di compravendite di terreni agricoli che in otto anni si è ridotto di oltre il 40%.
Se si guarda ai valori assoluti, per i terreni vitati i prezzi superano in generale la media dei 20mila euro per ettaro rilevata su base nazionale e per l’insieme delle colture.
Va anche detto che le regioni in cui i prezzi dei vigneti sono diminuiti scontano, per lo meno in talune situazioni, valori di partenza piuttosto elevati come nel caso dei vigneti specializzati della collina bresciana, che hanno subito in media un deprezzamento dell’1,4%, o dei vigneti Doc nella zona del Collio, in provincia di Gorizia.
I picchi restano i 600mila euro per ettaro di media dei vigneti nelle zone del Barolo Docg della bassa Langa di Alba, in provincia di Cuneo, e i 500mila euro dei filari a denominazione di origine controllata nella zona del Lago di Caldaro (Bolzano).
Seguono i Docg di Valdobbiadene, nel Trevigiano, scambiati a un prezzo medio di 405mila euro per ettaro, e i vigneti Docg nelle colline di Montalcino, in provincia di Siena, dove i valori si attestano mediamente a 350mila euro.
Nella Top ten rientrano anche i vigneti a Nord di Trento (320mila euro di media). Da segnalare, sempre nell’ambito dei più cari, l’ampia escursione di prezzo dei vigneti del Barolo Docg, i cui valori partono da 200mila euro per arrivare a toccare punte di un milione di euro. Molto più contenuta la banda di oscillazione per i vigneti di Montalcino dove i valori sono compresi tra 250 e 450 mila euro per ettaro. Da rilevare, sempre nel Senese, un forte calo del prezzo minimo che in dodici mesi ha subito una riduzione del 22%, a fronte di un aumento altrettanto significativo (+18% rispetto al 2012) del valore massimo.
Sempre in Toscana hanno subito un forte deprezzamento (di oltre il 23% a distanza di un solo anno) i vigneti Docg a Carmignano, in provincia di Prato, mentre sono rincarati del 24% in media i vigneti Docg Chianti Classico, nel comprensorio Fiorentino.
Al Nord, il Piemonte non registra variazioni per nessuno dei vigneti monitorati da Inea. Stessa evidenza in Liguria e Val d’Aosta, mentre in Trentino si assiste a un moderato rincaro dei vigneti situati a Nord di Trento, limitato alla parte alta della forbice (+2,6%).
In Veneto spuntano lievi aumenti i vigneti in zona Valdobbiadene, mentre arretrano di quasi il 10% quelli di pianura nel basso Piave.
Quanto alla Lombardia, il mercato penalizza marginalmente i vigneti specializzati nella collina bresciana e i Doc nell’Oltrepo pavese. Più pesanti i ribassi (tra il 6 e il 12 per cento) in Friuli Venezia Giulia. Mentre nell’Italia centro-meridionale non emergono particolari scossoni in Umbria, Marche e Lazio. Si rivalutano al contrario i vigneti abruzzesi, al pari di quelli campani. Poche novità in Puglia e Sicilia, a fronte di una situazione di chiaro peggioramento in Sardegna, dove cedono fino al 4% i vigneti Doc nella zona del Vermentino di Gallura.
Mercato degli affitti
Inea fornisce un interessante quadro di sintesi anche sul mercato degli affitti, che in generale mostra un buon dinamismo al Centro-Nord, ma una sostanziale stagnazione nel Mezzogiorno.
Relativamente ai vigneti, per il 70% delle locazioni monitorate emerge un andamento stazionario dei canoni se confrontati con i livelli del 2012. I pochi casi di aumento si concentrano in Toscana e Friuli Venezia Giulia, con rincari fino al 50% sui contratti in deroga per i vigneti Doc delle colline di Firenze. In Abruzzo, Molise e Emilia Romagna si registra, al contrario, una riduzione dei canoni d’affitto.
In prospettiva, spiega l’Inea, sia i canoni che le contrattazioni sono destinati ad aumentare soprattutto per specifiche categorie produttive e per particolari ubicazioni. La previsione, che riguarda il mercato degli affitti agrari nel suo complesso, sconta uno scenario di ulteriore stagnazione delle compravendite conseguente alla crisi di liquidità e al protrarsi delle difficoltà di accesso ai finanziamenti bancari.
Fonte: Inea.
Nota: si ricorda che i valori fondiari riportati in questa tabella si riferiscono a terreni e/o intere aziende per i quali è stata registrata una significativa attività di compravendita. Quindi è probabile che le tipologie di terreni marginali siano meno rappresentate, in quanto normalmente sono oggetto di attività di compravendita molto modeste. Le quotazioni riportate possono riferirsi a fondi rustici comprensivi dei miglioramenti fondiari.
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