È il pensiero di Christian Scrinzi, Direttore enologico e di produzione del Gruppo Italiano Vini, che conosce bene la realtà delle cantine italiane, dalla Valtellina alla Sicilia. Interagire con la parte commerciale e marketing è importante, ma è il territorio l’elemento chiave per differenziarsi
Qual è il ruolo dell’enologo oggi? Essere legati al territorio, che è l’elemento da rivalutare sempre più per differenziarsi sul mercato, ed essere delle persone valide dal punto di vista umano e non solo professionale. Questo almeno è quanto succede all’interno del Gruppo Italiano Vini, dove Christian Scrinzi è il Direttore enologico e di produzione. Il ruolo dell’enologo è in continua evoluzione, perché in evoluzione è anche il mondo e la configurazione delle aziende vitivinicole. Nell’intervista pubblicata in versione integrale sul numero 32 de Il Corriere Vinicolo Scrinzi spiega come è cambiato il lavoro di questa figura professionale oggi e come potrebbe evolversi domani.
“Partiamo dal fatto che questo ruolo è come un ventaglio, dove più l’azienda è piccola, più l’enologo è il fulcro”, ha dichiarato Scrinzi. “Deve fare tutto: piantarsi il vigneto, seguire i trattamenti, la maturazione delle uve, la vinificazione, occuparsi delle etichette, andare dai clienti… Più l’azienda è strutturata, invece, più ci si sposta verso la periferia del ventaglio. Noi abbiamo enologi che seguono la legislazione, i registri, i laboratori, ricerca e sviluppo, poi gli enologi veri e propri, i wine-maker, poi i brand ambassador…”.
Un panorama molto variegato dietro la stessa denominazione. Oggi poi il marketing non si può ignorare: “L’enologo deve certamente saper interagire con la parte commerciale e marketing, fino al consumatore finale. Tutto questo, però, senza sconfinare nel ruolo del brand ambassador, che non è il suo”, ha specificato.
Dalla domanda “cosa cambierebbe nelle regole per produrre vino oggi in Italia?” estrapoliamo solo uno stralcio della risposta: “Mi viene in mente un’enologia sempre più di precisione incastonata su un’enologia di territorio, che ne trasmetta un’espressione molto forte. Questo sia attraverso i nostri studi, sia anche riscoprendo vecchi modi di operare per una maggiore caratterizzazione. Per dare quindi una risposta alla domanda: perché esportare i nostri vini? Se poi le vediamo dal punto di vista operativo e tecnico, le cose sono molte ma prima di tutto bisogna ridefinire bene l’obiettivo enologico, che è alla base di tutto. Oggi c’è una parte di vino di massa, che perde sempre più valore, rincorrendo la riduzione dei costi, con vini che ormai costano meno dell’acqua minerale, con prezzi delle uve che fanno pensare in termini di sostenibilità economica, tanto sono drammatici. Oppure c’è un’enologia sartoriale che apre altri orizzonti”.
Nell’intervista integrale si parla anche di sostenibilità, del progetto Tergeo di cui Christian Scrinzi è vicepresidente del Comitato tecnico, di come affrontare i cambiamenti climatici, delle nuove frontiere dell’enologia, delle innovazioni tecnologiche nel settore e del panorama della produzione italiana con i vitigni e le denominazioni che meriterebbero maggior riscontro.
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