I vini restano tra gli alcolici la categoria a più basso “mordente inflattivo”. Uno 0,6% di crescita tendenziale, che si rapporta al +0,9% delle birre e al 2% tondo degli spirits
Prezzi al consumo sull’ottovolante. Uno 0,4% di riduzione a novembre, rispetto al mese precedente, che segue il più 0,2% di ottobre.
Movimenti repentini e di segno opposto, da un mese all’altro, che testimoniano la situazione di forte instabilità del quadro inflattivo in Italia. Il tutto in una fase di accentuata volatilità dei listini sui mercati internazionali delle commodity, ad iniziare dai prodotti del comparto energy che, insieme agli alimentari, spiegano buona parte di questi continui cambi di direzione.
Il brusco ritracciamento di novembre ha ricondotto il tasso di inflazione vicino alla linea dello zero. Uno 0,1% di crescita, in base ai dati definitivi dell’Istat, che elide due decimi di punto dal risultato di ottobre, mese in cui il caro-vita si era inaspettatamente portato al più 0,3%, toccando il massimo dal giugno 2014.
Quello che sembra ormai acquisito è che l’inflazione del 2015 non andrà oltre lo 0,1%, salvo sorprese dell’ultim’ora.
In questo scenario di calma piatta e di prezzi al consumo “anestetizzati”, il comparto alcolici mantiene una dinamica decisamente più sostenuta, con l’inflazione di reparto allo 0,8% (era al più 0,9% a ottobre), più vicina a quella “di fondo” (+0,7%) che l’Istituto nazionale di statistica calcola al netto dei prodotti a più alta volatilità, rappresentati dagli alimentari non lavorati e dei beni energetici.
I vini restano tra gli alcolici la categoria a più basso “mordente inflattivo”. Uno 0,6% di crescita tendenziale (rispetto cioè a novembre 2014), che si rapporta al più 0,9% delle birre e al 2% tondo degli spirits.
Anche nelle sue diverse componenti lo scontrino enologico non subisce sostanziali scossoni rispetto alle indicazioni di ottobre. Lo 0,6% di aumento complessivo di vini e spumanti rilevato a novembre conferma il dato tendenziale del mese precedente. Le denominazione di origine accelerano però all’1,1%, dall’1% di ottobre, mentre gli spumanti rallentano all’1%, dall’1,2%. Resta invece deflattiva la dinamica dei prezzi al consumo delle etichette da tavola, vendute (mediamente) a sconto dello 0,2% rispetto a novembre di un anno fa.
Se vini, birre e superalcolici si smarcano da una tendenza inflattiva generale molto più moderata, la divergenza appare ancora più evidente per i prodotti alimentari, bevande analcoliche incluse, la cui inflazione di reparto (+1,5%) resta la più elevata, insieme a quella del capitolo istruzione, sotto la spinta di frutta e ortaggi, oli di oliva, pasta e prodotti ittici.
Da rilevare, sempre nell’ambito food & drink, una miniripresa dell’inflazione anche nel fuori-casa, con il conto al ristorante rincarato in un anno dell’1,1%, il tasso più elevato dal giugno 2014.
p.f.
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