Audizione al Mipaaf delle organizzazioni di categoria dell'agroalimentare e di Federdistribuzione. Che chiedono molte (forse troppe) eccezioni
Nei giorni scorsi il ministero delle Politiche agricole, insieme al ministero dello Sviluppo economico, ha radunato i rappresentanti della filiera agroalimentare e della distribuzione per raccogliere osservazioni in merito al disposto dell’articolo 62 del decreto cosiddetto “liberalizzazioni”, in previsione della stesura dei decreti applicativi.
Diversi i punti sollevati dalle varie organizzazioni di categoria nel corso dell’incontro, coordinato da Giuseppe Serino, capo dipartimento delle Politiche competitive del mondo rurale e della qualità, tra cui i più sensibili e comuni fanno riferimento alla tempistica dei pagamenti (30 e 60 giorni per prodotti deperibili e non), alle rigidità della norma rispetto al disposto della direttiva 2011/7/UE e al possibile aggravio burocratico dovuto alla necessità di stipulare accordi scritti.
Per quanto riguarda i tempi di pagamento, se c’è più o meno accordo sul fatto che lo spirito del decreto vada nella giusta direzione, andando a mettere dei paletti precisi in un settore che oggi non dispone di alcuna normativa in merito, è opinione condivisa dalla maggioranza delle categorie che si debba introdurre la possibilità di derogare alle scadenze in presenza di accordi espliciti tra le parti o quanto meno tra le organizzazioni di produttori. Questo soprattutto in settori – come quello vitivinicolo – dove un pezzo di filiera, quello della trasformazione, acquista prodotti freschi (l’uva) dovendoli pagare a 30 giorni, per poi rivendere un prodotto trasformato, la cui scadenza di pagamento invece entra nei 60 giorni. Si crea –questa la tesi sostenuta – un’asimmetria temporale che potrebbe creare non pochi problemi, specialmente in un momento di difficoltà come quello attuale, con anticipi di cassa da una parte e allungo dei corrispettivi di incasso dall’altra. Inoltre, verrebbe inibita la possibilità, prevista dalla direttiva Ue, di praticare crediti commerciali ai propri clienti.
Per quel che concerne i contratti scritti, la preoccupazione delle categorie è rivolta a un possibile aggravio burocratico scaturente dall’applicazione rigida della norma: il disposto dell’articolo 62 prevede che a ogni a ogni fattura corrisponda un contratto, il che produrrebbe, specie per piccoli e medi produttori, un aumento esponenziale della documentazione. Anche qui le organizzazioni, compresa Federdistribuzione, propenderebbero per introdurre elementi di elasticità, come la previsione di un contratto di fornitura unico o quadro, sempre d’intesa tra le parti. Per il pagamento pronta consegna, invece, la richiesta è quella di far valere la fattura come contratto. E’ stata inoltre richiesta l’esenzione per modici acquisti o per gli scambi occasionali. Un elemento introdotto da Federdistribuzione è quello di replicare le norme in essere per i contratti di subfornitura, dove in assenza di espressa contestazione il contratto si intende rispettato. Ancora Federdistribuzione ha chiesto di prevedere che la data di decorrenza dei termini sia quella di ricevimento della fattura (consentendo all’acquirente di verificare la corrispondenza/abbinamento tra il documento del fornitore e quanto rilevato in ricevimento) e prevedere che i termini di pagamento siano riportati a scadenze fisse a livello aziendale (per esempio “fine mese” e non a scadenza singole fatture), essendo impensabile una liquidazione giornaliera delle fatture, che genererebbe oneri bancari e una gestione amministrativa insostenibile.
Alcune organizzazioni, inoltre, in particolare quelle rappresentative di settori fortemente export-oriented, hanno lamentato l’eventualità che l’Italia, dotandosi di una norma più rigida rispetto a quelle vigenti in altri Paesi, possa perdere in competitività e appeal sui mercati.
Per quanto riguarda infine la tempistica, la richiesta pressoché unanime è quella di far partire l’efficacia del decreto dal 1° gennaio 2013, onde non inficiare i contratti di fornitura in essere.
Il ministero ora vaglierà le posizioni per procedere poi velocemente alla stesura dei decreti applicativi, che dovranno essere emanati prima della fine di giugno, in modo da ottemperare al disposto della norma, la cui entrata in vigore è prevista a ottobre di quest’anno. Ma come ha avvertito Serino, pur ringraziando per i contributi ricevuti, il decreto è già legge e non si può stravolgere nella sua portata.
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