Canada e Messico chiedono la revisione della norma COOL sull’etichettatura, minacciando se ciò non fosse fatto nuove tariffe di ritorsione. Dura la presa di posizione del Wine Institute californiano
Come già avevamo raccontato ad aprile (si veda qui), alcune associazioni statunitensi di produttori di vino sono preoccupate della possibile introduzione da parte del Canada e del Messico di nuove tariffe “di ritorsione” sulle importazioni dagli Usa di alcuni alimenti, tra cui il vino.
Ecco più precisamente cosa sta succedendo oltreoceano. Il problema di fondo, di cui i governi interessati discutono da anni, sarebbe la regolamentazione Usa sull’etichettatura delle carni. I governi di Canada e Messico avrebbero minacciato di applicare nuovi dazi, per un totale stimato di circa due miliardi di dollari, se gli Stati Uniti manterranno nella forma attuale la regolamentazione denominata COOL Country of Origin Label, in vigore dal 2002.
Anche la WTO (World Trade Organization) ha stabilito nel mese di marzo che il COOL è in contrasto sulle norme di commercio statunitensi, discriminando le carni bovine canadesi e quelle bovine e suine messicane.
Favorevoli e promotrici della revisione di tale norma sono anche diverse importanti aziende americane, tra cui Coca Cola Co., General Mills, Heinz, Hershey, Hormel, Kraft Foods, Nestlé USA, Wal-Mart, USA Rice, US Dairy Export Council, U.S. Grains Council.
Tra le associazioni di produttori di vino, forte è stata la reazione a questa possibile ritorsione, da parte del Wine Institute che, con un comunicato stampa, rilasciato a marzo, si appella agli accordi presi tra i rappresentanti dell’industria del vino di USA e Canada nell’ambito del World Wine Trade Group (WWTG). In questa sede ci si era, infatti, accordati sul principio che il vino non potesse essere oggetto di ritorsioni tariffarie frutto di controversie commerciali relative ad altri prodotti.
Secondo quanto stimato dal Wine Institute se queste nuove tariffe fossero applicate, una bottiglia di vino statunitense dal valore d’importazione verso il Canada di 10 dollari, potrebbe essere colpita da una sovrattassa di altri 10 dollari, cosa che allontanerebbe senza dubbio molti consumatori canadesi dal vino americano.
Una simile ritorsione venne già applicata nel 2009 dal Messico, l’azione aveva portato a un forte calo delle importazioni di vino americano da parte del paese centroamericano, compromettendo gli scambi per diversi anni anche dopo l’abolizione delle tariffe aggiuntive arrivata nel 2011.
Il Wine Institute chiede dunque al Congresso di agire rapidamente allo scopo di evitare ulteriori azioni che comprometterebbero tutta l’industria del vino del paese.
FEB
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