Presentati i dati raccolti dall’osservatorio Cribis D&B che illustra le abitudini di pagamento delle aziende italiane in un confronto con le altre realtà europee e internazionali. Germania il Paese più virtuoso, Cina maglia nera
Milano. Una forte attenzione ai crediti, che ha richiesto anche concreti investimenti da parte delle imprese, oltre all’allungamento dei tempi concordati hanno influito positivamente sulla puntualità dei pagamenti, che dopo il record negativo del 2010 ha visto risalire a quota 45,7% il numero delle imprese virtuose, in aumento di 8,2 punti percentuali rispetto al dato rilevato nell’anno precedente. Tuttavia, non si può assolutamente parlare di un segnale di ripresa dell’economia: il panorama è ancora fortemente disomogeneo, persistono situazioni di difficoltà, in particolare nei settori dell’edilizia, dell’industria e produzione e del commercio all’ingrosso.
È quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2012, presentato oggi a Milano da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese di 19 Paesi nel mondo (oltre all’Italia, Stati Uniti, Canada, Messico, Cina, Taiwan, Hong Kong, Belgio, Olanda, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Polonia, Svizzera, Austria, Slovenia e Ungheria). Le principali fonti informative utilizzate sono i dati sui pagamenti provenienti dal Programma CRIBIS iTRADE e dal D&B Paydex per l’Italia e dal programma DUNTRADE del D&B Worldwide Network per gli altri Paesi.
ABITUDINI DI PAGAMENTO IN ITALIA PER CLASSI DI RITARDO, 2007 – 2011
La ricerca di CRIBIS D&B evidenzia per l’Italia un miglioramento nel corso del 2011 per quanto riguarda la concentrazione nella classe di pagamento puntuale: dopo quattro anni di costante diminuzione e dopo il record negativo del 2010 (con un picco minimo pari al 37,5% del totale), la performance di pagamento regolare si è assestata al 45,7%. L’Italia mostra performance positive anche rispetto al contesto europeo (a fronte del 45,7% di buoni pagatori italiani, il dato medio continentale si posiziona al 37,8%), benché la Germania, ad esempio, con oltre 7 buoni pagatori su 10 risulti ancora inavvicinabile.
“Nel 2011 i comportamenti di pagamento delle imprese mostrano un miglioramento rispetto al 2010: la classe di pagamento puntuale raggiunge infatti il 45,7% del totale mentre nel 2010 si era fermata al 37,5%. Questo miglioramento, comunque, non è stato sufficiente per avvicinarsi ai livelli pre-crisi del 2007, quando le imprese che pagavano puntualmente erano oltre il 50% del totale – afferma Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Questi dati, però, non devono trarre in inganno e vanno letti, per così dire, in controluce, al fine di comprendere correttamente le dinamiche sottostanti, purtroppo non tutte positive. Infatti, oltre ad essere determinato da comportamenti eterogenei (in funzione della dimensione aziendale o del settore di appartenenza), una parte di questo miglioramento indubbiamente è dovuta anche al fatto che il ritardo si è ‘istituzionalizzato’, cioè è stato incorporato nei termini di pagamento definiti contrattualmente tra le parti”.
A questo riguardo, da una ricerca qualitativa realizzata da CRIBIS D&B nel mese di marzo 2012 su un campione di oltre 500 credit manager italiani risulta infatti che oltre il 90% degli intervistati ha ricevuto richieste di allungare i termini di pagamento mentre il 62% degli intervistati ha individuato proprio nella richiesta di allungamento dei termini una delle maggiori problematiche che la sua azienda ha dovuto affrontare nell’ultimo anno. L’istituzionalizzazione del ritardo, quindi, risulta essere un aspetto decisamente critico, specie se si considera che sarà difficile per il fornitore, una volta concessi termini di pagamento più lunghi, potere tornare in futuro su termini più brevi.
Le dimensioni d’impresa
Come da diversi anni a questa parte, sono le micro imprese (le più numerose in Italia) a distinguersi per un comportamento più virtuoso ed equilibrato nella gestione delle transazioni commerciali entro i termini pattuiti: per queste la percentuale di pagamento regolare è pari al 48,3%, mentre il pagamento non puntuale si concentra nelle classi di ritardo più limitato, “fino a 30 giorni” (45,4%) e “tra 30 e 60 giorni” (3,8%).
Le piccole imprese, invece, tendono a pagare con un ritardo medio compreso fra 1 e 30 giorni oltre il termine concordato (55,7% del totale), a discapito del pagamento puntuale (in questo caso la quota è del 38,8%). Maglia nera, invece, per le medie e le grandi imprese (meno numerose ma con maggiori volumi di forniture): il pagamento regolare è fortemente ridotto (25,1% del totale per le prime e solo 13,1% per le seconde), a fronte di una percentuale di pagamenti con un ritardo medio inferiore ai 30 giorni superiore al 70% dei casi per le medie e all’82% per le grandi imprese. In compenso, solo lo 0,5% di queste ultime paga con un ritardo superiore ai 90 giorni medi, contro lo 0,8% rilevato a livello nazionale e l’1% delle micro imprese.
ABITUDINI DI PAGAMENTO IN ITALIA PER TIPOLOGIA DI AZIENDA, 2011
La distribuzione per settore
In relazione ai macrosettori di riferimento, le migliori performance di pagamento spettano all’agricoltura, con il 54,7% di imprese che salda i propri fornitori entro i tempi prestabiliti, e ai servizi finanziari, con una quota del 52,5%. Al contrario, l’edilizia, l’industria e produzione, il commercio all’ingrosso e i trasporti si contraddistinguono per comportamenti più problematici.
ABITUDINI DI PAGAMENTO IN ITALIA PER SETTORE MERCEOLOGICO, 2011
Le macro-aree geografiche
Nelle regioni del Nord la buona performance complessiva è testimoniata dalle migliori percentuali di pagamento puntuale (51,9% per il Nord Est e 48,3% per il Nord Ovest) e dal numero contenuto dei casi in cui il ritardo medio supera i 60 giorni (non superiore all’1,6% del totale). Il Centro si colloca in una posizione intermedia, con il 43,4% di imprese che pagano rispettando i termini pattuiti. Decisamente peggiore è la situazione nel Sud e nelle Isole, dove la percentuale di pagamenti regolari è pari al 36,6%, con un divario rispetto al livello medio nazionale di oltre 9 punti percentuali, mentre il 53,9% del totale si concentra nella classe di ritardo “fino a 30 giorni” e il 5,8% in quella compresa tra “30 e 60 giorni”. Il ritardo oltre i 60 giorni medi interessa, invece, il 3,7% delle aziende meridionali e insulari (1,4% oltre i 90 giorni medi).
I comportamenti di pagamento nel primo trimestre 2012
Le anticipazioni relative al primo trimestre del 2012 sembrano confermare il trend che si era già delineato nel 2011: anche nei primi mesi dell’anno in corso, infatti, continua a ridursi il gap fra la percentuale di imprese che si posizionano nella classe di ritardo moderato e in quella di pagamento puntuale, con una quota del 47,6% del totale per la prima e del 46,6% per la seconda. Si osserva, invece, una concentrazione complessiva del 4,9% nelle classi intermedie, con un ritardo medio compreso fra i 30 e i 90 giorni oltre il termine concordato. Infine, il ritardo più grave (oltre 90 giorni medi) continua ad interessare una quota contenuta di imprese italiane, con una percentuale che si assesta all’1% del totale.
ABITUDINI DI PAGAMENTO IN ITALIA PER CLASSI DI RITARDO – I TRIMESTRE 2012
“In questa delicata fase congiunturale abbiamo rilevato anche un elemento positivo, rappresentato dalla maggiore attenzione da parte delle imprese italiane alla gestione dei tempi di pagamento, del credito commerciale e, più in generale, del Working Capital – commenta Preti -. Del resto, negli ultimi anni le imprese hanno investito molto in procedure e strumenti che consentissero di intercettare tempestivamente i segnali deboli di deterioramento dell’affidabilità dei propri partner, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire tempestivamente con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa. Un’operazione, questa, non a costo zero ma che riteniamo potrà dare benefici concreti anche dopo la fine della crisi. Per trovare conferma di questa maggiore attenzione, è sufficiente considerare che i partecipanti al nostro programma CRIBIS iTRADE – la prima soluzione in Italia per la condivisione delle informazioni sui comportamenti di pagamento e il più ampio patrimonio di informazioni sui pagamenti commerciali – sono cresciuti esponenzialmente dall’inizio della crisi, portando a più che raddoppiare le esperienze di pagamento disponibili all’interno del sistema”.
A livello internazionale, la Germania è il paese più virtuoso nel rispettare i termini, con una percentuale del 74,7% dei pagamenti alla scadenza mentre fanalino di coda è la Cina ferma al 33,1%. Nella classifica dei paesi europei l’Italia occupa il 4° posto. “Queste cifre – ha detto Preti – evono essere valutate nello scenario economico attuale e dati altrettanto interessanti vengono dalla risposta delle aziende italiane a domande specifiche. Tra quelle interrogate da Cribis più del 90% ha dichiarato di avere avuto da parte dei clienti la richiesta di una dilazione negli ultimi 12 mesi, inoltre i ritardi sono da annoverarsi tra i problemi principali affrontati dalle aziende a seguito della crisi economica. Riguardo alle dimensioni le aziende più piccole si dimostrano le più puntuali nei pagamenti. Questo dato è significativo e trova riscontri anche in altri paesi europei, come la Germania o la Francia”.
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