Il decreto salva-Pompei rischia di mettere in ginocchio il settore e di deprimere ulteriormente i consumi. Senza contare che nel 2012 si è già toccato il minimo storico nell'incasso dello Stato sulle imposte di fabbricazione
Ci eravamo un po’ sorpresi del silenzio con cui era stato accolto il decreto legge 8 agosto 2013, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo. Il decreto, meglio noto come “salva Pompei”, introduce una serie di rialzi sulle accise previste per gli alcolici, dalla birra (2,39 euro per hl e grado Plato) ai prodotti alcolici intermedi (69,78 a hl), per finire con l’alcole etilico, portato a 814,81 per hl anidro. Il tutto con effetto dal 2014, mentre per il 2015 sono previsti ulteriori innalzamenti, che porteranno la birra a 2,4 euro, gli intermedi a 72,28 e l’alcole a 844,01.
Sicuramente la pausa estiva ha contribuito a far passare inosservato il decreto, che ricordiamo – in attesa della sua conversione definitiva in legge entro i fatidici 60 giorni – è comunque già operativo, anche se gli effetti per gli alcolici si avrebbero da gennaio. In questi 60 giorni le associazioni di categoria, in primis Assobirra, Federvini e AssoDistil avranno di che far lobbying per far cambiare parere alle commissioni parlamentari. O tifare – forse si fa prima – perché cada il governo e venga sciolto il Parlamento.
Oggi, intanto, è uscita AssoDistil, l’associazione dei distillatori, che tramite il suo presidente Antonio Emaldi lancia l’allarme “contro l’ennesima proposta di incrementare l’imposta di fabbricazione sulle bevande alcoliche. Il comparto, già appesantito da un’aliquota Iva tra le più alte in Europa, rischia di essere messo definitivamente in ginocchio”.
“L’aumento delle accise – prosegue Emaldi – porterebbe esclusivamente ad un’ulteriore contrazione dei consumi, vanificando così le aspettative di maggiori entrate per le casse dello Stato”. Per giunta, come dimostrano i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a partire dall’ultimo aumento dell’accisa nel 2006, per le casse statali il gettito annuo medio relativo agli alcolici è progressivamente diminuito. Nel 2012 si è addirittura raggiunto il “minimo storico” delle entrate derivanti dall’accisa sulle bevande alcoliche, con una decrescita del 22% rispetto al 2006, quando si è assistito al precedente incremento dell’imposta, che ha fatto diminuire il gettito di ben 150 milioni di euro in soli sei anni. E stando ai dati di fine giugno, si è già registrata un’ulteriore flessione delle entrate (- 5,4%), corrispondente ad una riduzione di 12 milioni di euro.
La revisione verso l’alto delle accise colpirebbe, inoltre, il comparto dei distillati, composto da piccole imprese, perlopiù a conduzione familiare, che rappresentano una parte importante del “Made in Italy” agroalimentare. “Il nostro – stigmatizza il numero uno di AssoDistil – è un settore sano che affronta le difficoltà della crisi con la passione di chi ama il suo lavoro”.
Non va poi trascurato il problema dell’anticipo delle accise che, per legge, devono essere improrogabilmente versate entro il 16 del mese successivo all’immissione in consumo del prodotto. “Tale obbligo – afferma il leader di AssoDistil – aggrava la situazione di un settore che, come altri comparti, deve affrontare gravi problemi finanziari a causa della forte stretta creditizia da parte delle banche. In questo quadro – aggiunge – la previsione di un ulteriore incremento dall’aliquota Iva, già tra le più alte d’Europa, suscita profondi timori in tutto il settore”.
“Quello rappresentato da AssoDistil – ha osservato il presidente Emaldi – è un pezzo fondamentale del tessuto economico italiano, che meriterebbe di essere maggiormente valorizzato. Così, al contrario, rischia di essere messo in ginocchio. Al Governo e alle istituzioni competenti, chiediamo quindi di abbandonare l’ipotesi di aumento delle accise sull’alcol, in modo da evitare ripercussioni devastanti sui consumi degli italiani e sull’industria di settore, senza alcun beneficio per le casse dello Stato”.
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