Prima e dopo l'Ocm promozione: ecco come si sono evoluti Barolo, Barbaresco, Nebbioli e Barbere e quali criticità restano da risolvere
Il valore complessivo dell’export dei vini rossi piemontesi a denominazione di origine (Barolo, Barbaresco, Nebbioli, Barbere, Roero, ecc.) ammonta nel 2014 a 236 milioni di euro, per un volume di circa 300.000 ettolitri. Di questi, 138 milioni vengono destinati nell’aggregato extra Ue, mentre il resto viene assorbito dai 26 Paesi dell’Unione europea.
A livello di volumi, invece, nel 2012 l’aggregato extra Ue ha per la prima volta superato i Paesi comunitari.
Negli ultimi anni, grazie anche ai contributi comunitari per la promozione verso i Paesi terzi, vi è stata sicuramente un’accelerazione: le performance generali dell’export infatti sono passate da un saldo negativo nel periodo pre-Ocm 2005/09 (-5% valore e -3% a volume) a uno più che positivo nel post-Ocm 2010/14: +10% a valore e +4% a volume, con una positiva evoluzione in termini anche di prezzi medi, passati da una dinamica negativa nel pre-Ocm (-2%) a una decisamente positiva nel post-Ocm: +6%.
Ue ed extra Ue
E’ di tutta evidenza però che a determinare fortemente queste crescite non sia stato l’aggregato dell’Unione europea, dove i vini rossi piemontesi raccolgono circa il 41% del proprio fatturato, ma i Paesi extra Ue, i quali sono cresciuti grandemente di peso (circa 5 punti percentuali sul valore esportato in un quindicennio).
Guardando la dinamica sia a volume che a valore, infatti, nel periodo pre-Ocm entrambi gli aggregati sono in variazione negativa, con maggiore profondità per l’Unione europea.
Mentre nel post-Ocm si passa a dinamiche di forte positività, ma più accelerate nell’aggregato extra Ue, che fa +8% a volume contro +1% dell’Ue e +14% a valore contro +6% per l’Ue. La dinamica dei prezzi indica invece aumenti omogenei, attorno a +6%.
Evidente quindi l’effetto traino avuto dai fondi per la promozione nelle aree extraeuropee, di cui il Piemonte è una delle regioni con maggiore regolarità di spesa. Nel primo quinquennio di applicazione della misura (2009/13), il saldo tra allocato e speso è stato di +11 milioni di euro, in forte controtendenza rispetto alle altre realtà regionali.
Criticità e possibili soluzioni
Guardando le 10 principali destinazioni dei vini piemontesi Dop e mettendo a confronto il quindicennio 2000/14, una prima criticità che balza all’occhio è la fortissima concentrazione dell’export: nel 2000 i primi 10 mercati assorbivano il 93% delle spedizioni, ma nel 2014 si è scesi di poco, all’83%. Vero è che sono cambiati i pesi dei singoli Paesi: meno Germania e più Usa, Canada, ma la realtà è che essere esposti su pochi mercati in maniera così preponderante può costituire un rischio sul lungo termine.
Il suggerimento è quello di accelerare con la promozione sui nuovi e soprattutto nuovissimi mercati, in particolare quelli del Sudest asiatico, dove l’unico con un certo peso (peraltro stabile nel quindicennio, al 4%), è il Giappone. Vi è ancora poca, pochissima Cina, Hong Kong, Corea del Sud e Singapore.
Se guardiamo alle performance di crescita dei 20 principali mercati di destinazione dei vini rossi piemontesi, oltre la metà di quelli che crescono a maggior ritmo fanno parte del Sudest asiatico-Oceania. Tutte aree, con anche il Nordamerica, dove una più puntuale ed efficace programmazione delle attività di promozione cofinanziate dall’Ue potrebbe portare risultati ancora più soddisfacenti di quelli visti finora e contribuire a ribilanciare i pesi, alleggerendo la concentrazione esportativa vista in precedenza.
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