Qualcosa sta cambiando in un mercato, quello USA, dove il commercio di alcolici è spesso ancora regolamentato da leggi emanate alla fine del proibizionismo
Pur essendo oggi gli Stati Uniti il più grande mercato del vino del mondo, la vendita di alcolici è regolata da leggi diverse per stato e spesso risalti alla fine del proibizionismo, dunque non sempre al passo coi tempi.
Alcune sono addirittura stravaganti, quali il divieto di somministrare alcol agli alci in Alaska, o ai pesci in Ohio (la rivista online The Drinks Business aveva a questo proposito stilato lo scorso novembre una classifica delle dieci norme più strane), alte invece, seppure ragionevoli, rendono complicato il commercio di alcolici.
Qualcosa tuttavia sta cambiando. In Indiana, ad esempio, (ne ha parlato lo stesso The Drinks Business), è stata recentemente varata una nuova legge, la SB 113, che cancella l’obbligo per chi compie vendita diretta di vino di fare le transazioni faccia a faccia col cliente e all’interno della propria azienda, così da registrarne nome, cognome e indirizzo, dati che poi dovevano essere trasmessi alla Alcohol and Tobacco Commission. Permane oggi dunque solo l’obbligo di registrare alcuni dati del consumatore, soprattutto per avere la prova che questi abbia almeno 21 anni (età minima per acquistare alcolici), ma certamente l’abrogazione dell’obbligo della vendita face-to-face e dell’invio dei dati all’ente controllore renderà il commercio diretto di vino più semplice e proficuo per i produttori.
Non sarà più inoltre necessario pagare la concessione governativa per la vendita diretta ed è stato quasi raddoppiato il volume massimo per cui è consentito fare spedizioni di vino all’interno dello stato.
FEB
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