La scala mobile sulla tassazione del vino è stata cancellata con un anno d’anticipo: l’imposta sulle vendite crescerà dunque in linea con l’inflazione invece che del previsto 4,5%
Dopo anni di lotte da parte delle associazioni di categoria, quali in particolare la Wine and Spirit Trade Association, la Scotch Whisky Association e la The TaxPayers’ Alliance, il cancelliere Gerorge Osborne messo fine anche per il vino all’Escalator, la scala mobile, che ha fatto crescere ogni anno dal 2008 la tassazione sugli alcolici del 2% oltre l’inflazione RPI (Retail Prices Index, indice che misura i cambiamenti nel prezzo di un selezionato paniere di prodotti e servizi).
All’inizio di marzo vi avevamo parlato (si veda qui) dell’ennesima campagna della WSTA, la ‘Call Time Duty’ che invitava i consumatori inglesi ad alzare la voce con il cancelliere Osborne perché abolisse una misura a causa della quale pagavano sugli alcolici una tassa quattro volte superiore a quella tedesca. Non più tardi di una settimana fa, invece, avevamo presentato uno studio di CGA Strategy (si legga qui) che prevede che la quota nelle vendite dell’on-trade britannico di vino e superalcolici crescerà nei prossimi anni, al contrario di quella della birra destinata a diminuire (l’Escalator sulla birra era già stato sospeso nel 2013 come misura di supporto all’occupazione di bar e pub).
Cancellato l’Escalator, l’imposta sulle vendite degli alcolici la tassazione sul vino crescerà quest’anno in misura dell’inflazione, cioè intorno al 2,5%, invece che del previsto 4.5%.
FEB
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