Secondo una ricerca condotta con la risonanza magnetica, i vini a minore gradazione alcolica attiverebbero maggiormente le regioni cerebrali preposte al riconoscimento del gusto
Su PLos One, rivista scientifica di libera consultazione edita dalla Public Library of Science (PLOS), è stato pubblicato un articolo, What Can the Brain Teach Us about Winemaking? An fMRI Study of Alcohol Level Preferences, che riporta i risultati di una ricerca, condotta presso il Basque Center on Cognition Brain and Language (BCBL) di Donostia.
Lo studio, guidato dal prof Ram Frost dell’Università di Gerusalemme, ha indagato i criteri di scelta di un vino, focalizzandosi sulla gradazione alcolica. In particolare si voleva verificare se, quanto supposto da molti produttori di vino, cioè che i vini a maggior gradazione alcolica siano i più apprezzati dai consumatori, fosse vero.
La ricerca ha utilizzato la risonanza magnetica per confrontare le reazioni di un soggetto umano al momento dell’assaggio di un vino, concentrandosi su quelle regioni del cervello preposte al riconoscimento del cibo e all’elaborazione di sapore. Ai partecipanti al test sono stati somministrati otto campioni mascherati di vino, di diversa gradazione alcolica: contrariamente a quanto ci si aspettava, l’assaggio di vino a minor contenuto alcolica ha attivato maggiormente le zone cerebrali sensibili agli aromi, ai profumi e ai sapori.
Come indicato dagli stessi ricercatori nell’abstract dell’articolo (si veda qui) i risultati aprono a nuove possibilità per la verifica attraverso strumenti come quelli delle neuroscienze dei metodi di produzione di un prodotto molto complesso come il vino.
A questo proposito ricordiamo che durante scorso Vinitaly vi è stato un laboratorio (Il neuromarketing del vino e le strategie di marketing emotivo per produrre valore nel mondo del vino) in cui è stata suggerita la possibilità di utilizzare le neuroscienze per lo studio di strategie efficaci nella promozione del vino.
FEB
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