In un libro del neuroscienziato di Yale Gordon M. Shepherd, un nuovo approccio alla degustazione del vino. Alla percezione del sapore e degli aromi contribuiscono anche fattori emozionali e legati ai ricordi
La percezione del gusto si crea nel cervello. Questa la tesi proposta da Gordon M. Shepherd, professore presso la Yale School of Medicine, in Neuroenology: How The Brain Creates The Taste of Wine, volume edito dalla Columbia Universuty Press.
Il volume è stato pubblicato nel novembre scorso ma se ne è parlato molto nelle scorse settimane, grazie anche a un articolo comparso su The Times (noi riprendiamo la notizia da The Drinks Business).
Secondo Shepherd, le molecole del vino non avrebbero un gusto, ma quando queste stimolano il cervello, sarebbe quest’ultimo a creare l’aroma, allo stesso modo in cui lo stesso cervello crea la percezione dei colori, rispondendo agli impulsi dati dalla luce che colpisce gli oggetti che vediamo, anche questi intrinsecamente privi di colore. All’attivazione in questo senso del cervello contribuirebbero anche muscoli del cranio grazie al movimento del vino in bocca e a quello dell’aria attraverso il naso e la gola.
Nell’atto di degustare, inoltre, si ottengono diverse informazioni sul gusto del vino, ma dopo pochi sorsi il nostro cervello passerebbe ad elaborare soprattutto informazioni legate ai ricordi, piuttosto che gli stimoli diretti.
La tesi di Shepherd, qui naturalmente esposta in modo semplificativo, è interessante perché chiama in causa fattori non solo legati a gusto e olfatto, e dunque ai sensi maggiormente coinvolti nella degustazione, ma anche emozionali e più in generale a effetti determinati all’esperienza.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.