Elisabetta Gnudi Angelini: “I nostri, poi, sono vini eclettici e versatili, per cui gioco ad abbinare il Morellino (gustato fresco) a piatti di pesce come il sushi o Le Grance con carni e paté”
di Fabiano Guatteri
Nata e cresciuta a Roma, Elisabetta Gnudi Angelini non viene da una famiglia di produttori, anche se la passione per la campagna e del vini si è ben espressa in lei. Nel 1997 acquista Borgo Scopeto nel Chianti Classico, nel 1998 Caparzo a Montalcino, nel 2000 l’azienda Doga delle Clavule per la produzione di Morellino di Sansano. Infine, nel 2002 è stata la volta di Altesino, a Montalcino.
Qual è il rapporto della vostra azienda con la gastronomia?
Non solo produciamo vino ma anche olio e aceto, perché pensiamo che l’abbinamento con il cibo sia parte integrante del nostro lavoro. Siamo grandi sostenitori dell’abbinamento cibo-vino, motivo per cui ci teniamo particolarmente ad essere presenti nei ristoranti che sostengono questo connubio per esaltare il cibo con il vino e il vino con il cibo.
Avete mai pensato di abbinare correttamente i vostri vini con le cucine dei Paesi in cui la vostra azienda esporta?
Lo abbiamo fatto e lo facciamo: io personalmente, quando viaggio per lavoro, mi preoccupo di abbinare i miei vini ai cibi locali. E così i miei pranzi e le mie cene in Cina, Giappone, Paesi Scandinavi, Usa, diventano delle vere e proprie sfide divertenti! I nostri, poi, sono vini eclettici e versatili che si prestano bene anche a combinazioni con la cucina internazionale, per cui gioco ad abbinare il Morellino (gustato fresco) a piatti di pesce come il sushi o Le Grance con carni e paté…
Il vino storicamente era un alimento e pertanto i consumi erano più elevati di quelli attuali in quanto importante fonte energetica. In epoca più recente da alimento è diventato bene edonistico da abbinare ai cibi. Ora, in pieno Expo dove si parla di alimentazione, qualcuno lo ripropone come alimento. Cosa ne pensa?
Non sono d’accordo, poiché il vino, trattato da alimento, sarebbe un alimento “sciocco”, perché è alcolico e dunque non adatto a una buona nutrizione! Il vino deve essere bevuto sia come piacere sia come parte integrante del pasto, ma non visto come alimento. Soprattutto per la cura e la perfezione con cui viene preparato, deve essere considerato un grande piacere.
Il tema di Expo è anche la sostenibilità. Qual è il vostro impegno aziendale in questo contesto?
Sentiamo molto il tema dell’ecosostenibilità, ed è il motivo per cui le mie aziende sono sempre state in prima linea nel lavoro per la salvaguardia dell’ambiente, basti pensare ai nostri impianti fotovoltaici (i primi a Montalcino) o alle due centrali a biomasse attualmente in lavorazione, che forniranno energia autonoma rispettivamente a Caparzo e Altesino e a Borgo Scopeto. Tutto questo perché penso che sia importante “seminare” per i nostri figli e i nostri nipoti.
Che cosa vi aspettate una volta chiuso Expo e in particolare dalla vostra esperienza all’Expo?
Abbiamo investito molto in Expo, garantendo la presenza di tutti i nostri marchi fino a ottobre: siamo nel padiglione Vino (con Altesino tra i grandi cru), al Mercato Metropolitano di Porta Genova, in bar e ristoranti strategici tra il Duomo e il Castello Sforzesco… Esportiamo in 44 Paesi e dunque desidero che i turisti attirati dall’Expo ci trovino in pole position! E’ una grande occasione, una grande vetrina per il made in Italy e quindi dall’Esposizione Universale c’è da aspettarsi proprio tutto.
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