Intervista ad Alessandra Boscaini, Masi Agricola, su Expo e le sue tematiche principali, dall’alimentazione alla sostenibilità
di Fabiano Guatteri
“La gastronomia è il contesto principale e naturale per presentare e consumare il vino: ci dà la possibilità di giocare con un numero infinito di abbinamenti esaltando e sottolineando via via diversi aspetti o caratteristiche dei nostri prodotti”. Inizia così la nostra chiacchierata con Alessandra Boscaini, direttore commerciale Masi Agricola
Sfruttate l’abbinamento cibo/vino nella vostra comunicazione/promozione?
Certamente, soprattutto all’estero i clienti sono curiosi e desiderosi di capire come consumare e abbinare i nostri prodotti…proprio perché in alcuni paesi il vino non fa parte della cultura e tradizione locale, dobbiamo proporre anche le occasioni di consumo. Proponiamo spesso abbinamenti con i nostri vini fornendo anche le ricette dei piatti proposti.
Avete mai pensato di abbinare correttamente i vostri vini con le cucine dei Paesi in cui la vostra azienda esporta?
Assolutamente sì, un esempio significativo sono state le serate di gala a Villa Serego Alighieri di Gargagnago, che ogni anno Masi Agricola organizza in occasione di Vinitaly. Con le cene “Amarone, Marco Polo dei Vini”, per ben 16 edizioni, Masi ha sperimentato l’intensità e la versatilità dei nostri cinque Amarone (Costasera, Riserva di Costasera e i cru Vaio Armaron, Campolongo di Torbe e Mazzano) abbinandoli a cucine diverse, dimostrando come questo vino esalti le qualità di ogni piatto che gli si affianca. Il famoso esploratore Marco Polo partì da Venezia, carico di curiosità e vivacità di idee, e con il suo dialetto veneziano si spinse nei più remoti angoli del mondo. L’Amarone ha intrapreso la stessa avventura: tipico vino veneto per geografia, storia e carattere, riscuote nel mondo un grande successo.
Il viaggio dell’Amarone Masi sulle tavole delle cucine più diverse ed esotiche è iniziato anni fa dalla Svizzera per poi passare in Cina, India, Usa, Canada, Argentina, Norvegia, Svezia, Irlanda, Israele: chef di fama internazionale si sono divertiti a creare piatti originali in grado di competere con sua maestà Amarone. Da un paio d’anni, con un en plein di timbri sul passaporto, l’Amarone Masi è tornato in Italia alla riscoperta anche delle cucine regionali.
Il tema di Expo è stato anche la sostenibilità. Qual è il vostro impegno aziendale in questo contesto?
La cura e il rispetto dell’ambiente sono parte della cultura e della filosofia di Masi. Il sentimento che guida tutti noi è la riconoscenza verso la nostra terra: da sempre ci dà i suoi frutti, è nostro dovere ricambiare la sua ricchezza e generosità. Solo con grande cura e dedizione in ogni fase del lavoro, dal vigneto all’imbottigliamento, si producono vini di valore. Analogamente, solo l’attenzione per l’ambiente nell’intera filiera contribuisce a una produzione sostenibile e di qualità. L’impegno in questo senso è garantito dal Gruppo Tecnico Masi, un team di esperti di enologia, agronomia, attività di laboratorio e marketing.
Partecipate a progetti specifici?
Masi è tra le poche grandi aziende italiane, rappresentative di tutta la penisola, che ha aderito, avendo i requisiti necessari, a un’importante iniziativa del Ministero dell’Ambiente volta a confermare il vino italiano come “una delle componenti meglio identificate della nostra cultura di gestione e protezione dell’ambiente rurale e del paesaggio agrario, associate alla sicurezza dei prodotti e alla salute dei consumatori”.
Il progetto pilota, denominato “VIVA Sustainable Wine”, già avviato, ha l’obiettivo di misurare le performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dal calcolo delle “impronte” dell’acqua e del carbonio. Il progetto si propone di creare un indicatore con cui misurare l’impatto ambientale del vigneto, uno strumento di analisi che raccolga ed elabori informazioni relative a gestione del vigneto, gas serra, risorse idriche, economiche, umane e sociali, e capacità di valorizzare il territorio.
Questa metodologia permetterà di certificare la qualità ambientale dell’intera filiera, riscontrabile in un marchio garantito dal Ministero.
Quale è stata vostra esperienza a Expo?
Il tema lanciato dall’Expo è a mio avviso importante e dalle molteplici interpretazioni: porre l’attenzione sull’alimentazione è davvero importante oggigiorno. Il fatto che sia proprio l’Italia a fare gli onori di casa su questo tema la dice lunga sulla considerazione di cui gode internazionalmente la cultura gastronomica italiana. Ciò mi inorgoglisce molto e credo che Expo servirà anche agli italiani stessi che a volte dimenticano l’enorme bagaglio culturale di cui siamo dotati.
Credo inoltre che Expo possa essere anche una buona “palestra” per noi italiani per promuovere il sistema agroalimentare nella sua interezza… sappiamo che altri paesi sono più bravi nel presentarsi coesi e in sinergia nell’affrontare il mercato, mentre la nostra frammentazione delle risorse conduce a una perdita di efficacia.
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