Un altro scatto in avanti dei prezzi retail che appare ormai in netta contrapposizione con le dinamiche a monte del consumo, che al contrario denotano da diversi mesi una situazione di graduale ma progressivo raffreddamento dei prezzi
Settembre spinge il caro-vino al +5%. Un altro scatto in avanti dei prezzi retail che appare ormai in netta contrapposizione con le dinamiche a monte del consumo, che al contrario denotano da diversi mesi una situazione di graduale ma progressivo raffreddamento dei prezzi.
Le evidenze settembrine restituiscono comunque elementi di novità da valutare soprattutto in chiave prospettica. Il dato in assoluto più significativo, che prelude all’atteso ripiegamento della curva dei prezzi al consumo del reparto enologico, è il rallentamento della dinamica congiunturale, quella cioè che misura la variazione dei prezzi da un mese all’altro. Al più 0,5% di agosto ha corrisposto, a settembre, un aumento di 3 decimi di punto che, seppure di un certo peso, è il più “smorzato” dal dicembre del 2012.
E’ anche vero che, se paragonato alla dinamica dei prezzi di tutti i beni e servizi, il dato dei vini è speculare a quello generale, considerando che l’indice Nic (intera collettività nazionale), calcolato dall’Istat e utilizzato per misurare l’inflazione, ha ripiegato in un mese dello 0,3%. Un passo indietro che ha fatto scendere il caro-vita allo 0,9%, dall’1,2% di agosto, minimo dal novembre 2009.
Tornando ai vini, i dati di dettaglio forniti dall’Istat segnalano a settembre una forte accelerazione delle etichette di qualità, i cui prezzi al consumo viaggiano adesso a un tasso annuo del più 3,2%, rispetto al 2,9% di agosto. Scatto in avanti, ma più modesto, anche per i vini da tavola, balzati al più 8,8% tendenziale (la variazione annua era dell’8,7% ad agosto). Mentre resta invariata la situazione per gli spumanti, i cui prezzi continuano ad esibire una crescita su dodici mesi del 2,6%.
Da rilevare che in un contesto di bassa inflazione lo scatto di un punto di Iva, a partire da ottobre, potrebbe avere un impatto meno deflagrante, se non altro sul piano psicologico e in termini di ricadute sul grado di fiducia dei consumatori. Resta tuttavia preoccupante che l’incremento di aliquota è andato a colpire anche prodotti, come i vini, che non sembrano al momento intercettare l’ondata calmieratrice, rischiando in questo caso di inibire ulteriormente i consumi.
Va anche detto che il quadro macro presenta ancora troppi vincoli, soprattutto in mancanza di una politica fiscale in grado di contrastare il ciclo economico negativo. La valutazione condivisa dal consensus degli analisti è che l’anno in corso si chiuderà ancora in recessione, mentre il 2014 aprirà, forse, con deboli segnali di ripresa. Si vedrà, da qui a breve, se duraturi.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat
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