Meno di uno su cinque ottiene un ragionevole profitto, gli altri vanno in pari. Sulla redditività incidono i rendimenti, la tipologia di prodotto, i costi e le tasse, ma ci sono differenze molto marcate tra le diverse regioni di produzione
Sul portale sudafricano d’informazione vitivinicola Wine.co.za è apparsa nei giorni scorsi un’interessante riflessione sulla produttività del settore vino in Sudafrica.
L’articolo porta la firma di Dave March, ex maratoneta e ora esperto di vino (ha infatti conseguito il diploma di Cape Wine Master, la più alta certificazione rilasciata dall’Institute of Cape Wine Masters (ICWM) sudafricano, organizzazione paragonabile al più noto Institute of Master of Wine).
L’editoriale è stato scritto in seguito all’ultimo Information Day, appuntamento promosso da VinPro, associazione di categoria che raccogli 3600 produttori di vino sudafricani, nel quale si è discusso appunto della redditività, o meglio forse della non-redditività, del settore vino in Sudafrica
I dati presentati in quest’occasione sono allarmanti. Indicano che oggi in Sudafrica meno di un viticoltore su cinque sta ottenendo un ragionevole profitto dal suo lavoro, mentre uno su tre lavora in perdita; gli altri vanno in pari.
Questi i numeri, ma per andare a fondo della questione, suggerisce Dave March, è necessario andare oltre, e provare a ragionare per regioni di produzione, per evidenziare dove e perché in Sudafrica ci sono viticoltori che guadagnano bene e altri che invece, si potrebbe dire, tirano a campare.
Le differenze sono molto marcate e mostrano in primo luogo che vi è una diretta correlazione tra i rendimenti dei vigneti e profitto.
L’analisi del Cape Wine Master sudafricano passa quindi in rassegna le diverse regioni di produzione. La lettura suggerisce in prima analisi che nelle regioni in cui si hanno buoni rendimenti (superiori a 14 tonnellate per ettaro) e dove si produce buon vino sfuso per venderlo a prezzo basso, oppure vino di qualità per venderlo a un prezzo ragionevole, buona parte dei produttori ha un profitto, sebbene non sempre consistente. A questo proposito sono segnalati i casi delle regioni di Breedekloof o Worcester.
Ridurre la questione ai soli fattori di buon rendimento e di natura del prodotto è tuttavia riduttivo, perché sui buoni risultati nelle sopracitate regioni incidono fortemente i costi di produzione, in questo caso contenuti o comunque sopportabili.
Vi sono infatti regioni sudafricane in cui i rendimenti molto alti non portano a una buona redditività, perché i costi di produzione e la tassazione sul prodotto finito erodono i guadagni; nella ragione di Orange River, ad esempio, dove il rendimento arriva a 40 tonnellate per ettaro (ed è in media di 33 tonnellate per ettaro), solo un produttore su quattro ha un discreto ritorno, mentre ben il 40% dei viticoltori lavora in perdita. E ancora, ci sono regioni dove il basso rendimento non pregiudica i guadagni; nella regione di Malmesbury ad esempio si ha un rendimento di solo 9 tonnellate per ettaro ma la natura dei prodotto (vino premium) e contenuti costi di produzione fanno sì che tre viticoltori su quattro facciano profitto. E sono, al contrario, proprio gli altissimi costi di produzione a fare sì che nella regione di Stellenbosch solo l’8% dei produttori ottiene un ragionevole profitto, mentre due su tre vanno in pari.
Un confronto con la realtà dell’Australia, produttore di vino in diretta concorrenza con il Sudafrica, dimostra una situazione non tanto differente.
Secondo il Vintage report 2015 redatto dalla Winemakers’ Federation of Australia (WFA), noi ne avevamo parlato qui, solo il 6% della produzione porterebbe un utile ragionevole, mentre l’85% dei produttori lavorerebbe in perdita. Qui le differenze di produttività per regione sono più marcate e consistenti (si pensi in particolare alle differenze in questi termini tra e zone più calde e regioni più fredde del Commonwealth) e anche i costi di produzione sono stati riscontrati in crescita negli ultimi anni.
Diversi osservatori del settore vino austarliano, conclude Dave March, vedono come incidenti nella scarsa redditività la sovrapproduzione, la debolezza della valuta locale, i prezzi troppo bassi (soprattutto quelli di esportazione) e l’alta tassazione. Fattori tutti che “suonano familiari” a chi produce vino in Sudafrica.
FEB
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